La Vigilia di Natale, il giorno che precede il Natale, una delle principali festività del mondo cristiano: cade il 24 dicembre (per le Chiese che continuano ad adottare il Calendario Giuliano, a causa dello sfasamento dello stesso rispetto al Calendario Gregoriano, la Vigilia di Natale si celebra 13 giorni dopo, il 6 gennaio).
Il giorno della Vigilia di Natale ha una forte valenza simbolica in quanto si celebra la nascita di Gesù, in una grotta di Betlemme, nella Giudea, regione della Palestina.
Per il fedele, la Veglia notturna della Vigilia serve da transito verso il mistero della nascita del Dio che si fa uomo ed entra nella storia dell’umanità.
Per l’anno liturgico della Chiesa cattolica, la Vigilia di Natale è l’ultimo giorno dell’Avvento ed è anche l’ultimo dei nove giorni feriali della cosiddetta Novena di Natale, nonché il primo del tempo di Natale. Nella celebrazione della Veglia i fedeli si riuniscono in preghiera dalla tarda serata sino all’alba del giorno di Natale.
Natale: ecco come si festeggia nelle regioni italiane
In Piemonte, il Natale viene celebrato con sacre rappresentazioni, presepi scultorei esposti al pubblico e i Pastour, i Pastori, la messa in scena dell’adorazione popolare del Bambino Gesù, diffusa in tutta la regione.
Gelindo è il personaggio tipico che, nella notte di Natale, guida i pastori verso la chiesa dove i figuranti porgeranno le loro offerte al Salvatore.
In Liguria si mantiene viva la tradizione del ceppo di Natale, oltre ai tradizionali mercatini di Natale e ad una vera e propria peculiarità del Levante: quella del Natale subacqueo che accomuna La Spezia, Porto Venere, Lerici e Tellaro con processioni in acqua, spettacoli pirotecnici e giochi di luce, nonché la nascita del Bambino adagiato in una conchiglia.
In Lombardia, soprattutto a Milano, il Natale è sinonimo di panettone. Pare che questo dolce, immancabile sulle tavole natalizie, prenda il nome da un certo Toni, garzone di fornaio che arricchì il pane di tutti i giorni con burro, uova, zucchero, uvette e frutta candida.
In Friuli Venezia Giulia, oltre a San Nicolò che, con barba folta e bianca, accompagnato da Angeli, distribuiva dolci ai più piccoli e doni, per poi scomparire al tramonto, lasciando la popolazione alla mercé dei diavoli, i Krampus, che sbucavano nella notte alla frenetica ricerca dei bimbi cattivi, si accende il “Nadalin” (chiamato anche “zoc”) la notte della vigilia di Natale; un grosso ceppo di faggio, quercia o gelso, fatto stagionare durante l’anno per garantire un’ottima resa di calore ma soprattutto una lunga durata. Il periodo natalizio, per chi non lo sapesse, era anche tempo di dichiarazioni amorose. Offrire l’acqua Santa ad una ragazza dopo la Messa di mezzanotte o lasciare un ceppo sulla porta della sua casa equivaleva ad una dichiarazione.
In Trentino i centri storici si animano con le luci, i colori, i profumi e le melodie dei mercatini di Natale e delle loro caratteristiche bancarelle, trasformate in casette di legno traboccanti di doni, dolci e spezie della tradizione. Un tempo, in Alto Adige, la notte della Vigilia di Natale ci si recava a messa la sera tardi per festeggiare la Natività.
Le Marche si animano e abbelliscono con luci, musiche, presepi viventi, fiere, spettacoli itineranti e specialità gastronomiche
I borghi della Toscana diventano ancora più suggestivi nel periodo natalizio, grazie a fiaccole e falò.
Nel Lazio tanta musica sacra, concerti nelle piazze, teatro, appuntamenti culturali nelle mostre e nei musei con aperture straordinarie durante le feste.
In Molise, terra di zampogne e zampognari, si indossano costumi tipici agresti del secolo scorso.
In Abruzzo da non perdere la tradizione del ceppo natalizio da ardere, quella della “tomba di Natale” e la “fiaccolata di fine anno”.
In Umbria, dove nacque San Francesco, che realizzò il primo presepe vivente, si tengono solenni liturgie, concerti di musica sacra e cori natalizi.
In Puglia sono tante le tradizioni tramandate, tra cui quelle culinarie.
In Campania abbondano luminarie, mercatini e soprattutto presepi.
In Basilicata non mancano spettacolari manifestazioni, come il Presepe vivente nei Sassi di Matera.
In Calabria ci si raduna attorno alla tavola imbandita con le portate della cucina calabrese, immancabile la tradizione della strina, accompagnata dal suono dei sazeri, conosciuti come murtali o ammaccasali (si tratta dell’antico attrezzo in bronzo usato per ammaccare il sale).
In Sicilia oltre alle novene notturne e alle celebrazioni nelle chiese, all’allestimento dei tradizionali presepi, non mancano i falò, accesi soprattutto nei centri montani quasi a riscaldare il Bambin Gesù, accompagnando quest’usanza con suoni e canti degli zampognari. Il crepitio dei falò è a volte accompagnato dalle note delle ciaramedde (strumenti a fiato) che venivano suonate dai ciaramiddari.
In Sardegna, il Natale si festeggia con concerti, spettacoli, mercatini, presepi viventi, eventi gastronomici per scoprire l’isola avvolta in un’atmosfera di festa.
Cena della Vigilia: i piatti tipici da Nord a Sud Italia
Alla grande importanza religiosa della Vigilia di Natale si affianca la tradizione della Cena della Vigilia, che varia da regione a regione. Ecco qualche esempio: in Valle d’Aosta sulla tavola si trovano le carbonade, fette di carne macerate nel vino rosso aromatizzato e cotte in padella; in Piemonte si preparano gli immancabili ravioli e agnolotti; in Lombardia tagliolini agli scampi o ravioli di pesce, aragoste, salmone, astice bolliti, serviti con salsa maionese. In Friuli Venezia Giulia pasta con le sarde salade; in Veneto cornioi (lumache cucinate con vino bianco, aglio, burro, olio, prezzemolo e sedano); in Emilia Romagna spaghetti alle sarde o al tonno o tortelli di zucca conditi con burro, in Liguria il cappon magro.
In Toscana: bardiccio e caciucco; nelle Marche ed in Umbria pesce a volontà, preparato fritto, in umido e alla griglia; in Abruzzo i fidelini alle sarde, oltre ad anguille, baccalà, capitone fritti. In Molise brodetto alla termolese e il timballo di lasagne preparato nel brodo di gallina; a Roma, dove la Cena della Vigilia è molto sentita, minestra di pesce, pasta e broccoli in brodo di arzilla, spaghetti con alici, anguilla fritta o in carpione, insalata di puntarelle. A Napoli: frittelle di baccalà, baccalà fritto, spaghetti e vongoli, frittura mista di gamberi e calamari, pesce al forno e capitone, insalata di rinforzo (cavolfiori, olive, capperi, acciughe, papaccelle, sottaceti misti ecc.
Tra frutta secca e torrone, i dolci regnano sulla tavola. Giusto per citarne alcuni: panettone, pandoro, struffoli, cartellate, panforte, tronchetto di Natale, nociata, pignoccata, pangiallo, cubaita, sebadas, turdilli o canmnaricoli, scaliddre, pitta ‘mpignata.
Natale: ecco come si festeggia nel mondo
In Africa, la sera della vigilia le famiglie si riuniscono insieme, lasciando aperto l’uscio di casa per permettere a chiunque voglia di prendere parte ai festeggiamenti, scambiandosi generi alimentari e vestiti. Nei giorni precedenti il Natale, le ragazze, ballando e cantando, vanno di casa in casa, accompagnate da tamburi, mentre dopo il 25 sono gli uomini, con i volti coperti da grosse maschere in legno, ad esibirsi lungo le strade. Al posto dei classici alberi di Natale, troviamo rami di palma su cui sono applicati grandi fiori bianchi.
In Germania i festeggiamenti iniziano la prima settimana di dicembre per le celebrazioni di San Nicola (5-6 dicembre). Imperdibili i mercatini natalizi (es. quello di Christkindlesmarkt di Nurimberga, ad esempio) ed il Natale di Asburgo, dove graziose ragazze vestite da angeli vengono calate dalla cima del municipio giù nella piazza della città. Nelle case non può mancare la corona dell’Avvento (in cui sono presenti 4 candele da accendere per ogni domenica di Avvento fino al Natale); mentre, per i più piccoli, un vero e proprio must è rappresentato dal calendario dell’Avvento, fatto in casa o acquistato, contenente cioccolatini o giochini, uno per ogni giorno dall’1 al 24 dicembre. In Messico, invece, la sera della Vigilia si mette in scena una piccola rappresentazione conosciuta come las posadas, dal nome delle locande per pellegrini situate un tempo lungo le strade maestre. Una coppia, che impersona Maria e San Giuseppe, bussa a varie porte chiuse, cercando riparo e recando delle candeline accese. A mezzanotte, dopo la messa, tutti i bambini presenti rompono con dei bastoni le pifiatas, grosse pentole in coccio precedentemente decorate, dentro le quali sono conservati frutti di stagione, confetti e pezzi di canna da zucchero.