E’ morto il geofisico Enzo Boschi, che per 12 anni, fino al 2011, è stato alla guida dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). In precedenza Enzo Boschi era stato a capo dell’Istituto Nazionale di Geofisica, dal quale è nato l’Ingv. I funerali sono previsti il 24 dicembre a Bologna. Avrebbe compiuto 77anni in febbraio. E corre sui social il cordoglio per la morte di Enzo Boschi, avvenuta proprio all’indomani dell’assunzione di 149 precari all’istituto che, tra le altre cose, monitora i terremoti in Italia. E proprio il coordinamento precari Ingv lascia su Twitter un ricordo: “Gioia e tristezza nella giornata di ieri. Gioia per la fine del precariato storico INGV e tristezza per la scomparsa di Enzo Boschi, padre fondatore dell’ente. Si era battuto per le stabilizzazioni e se ne e’ andato quando tutto si e’ concluso“. Con l’hashtag #ciaoEnzo sono tanti anche i ricercatori dell’Istituto a esprimere cordoglio: Fabiana Loddo scrive semplicemente “Ci mancherai. Ciao Enzo“. Per Valentino Lauciani “Tutto e’ iniziato con lui tanti anni fa e tutto e’ finito con lui ieri… che strano il destino“. E ancora: “E’ morto Enzo Boschi, che dispiacere – scrive Elisa Trasatti – Ho imparato la sismologia con lui, e io, come molti altri, sono ricercatrice all’Ingv indiscutibilmente grazie a lui”. Infine, nota Simone Atzori: “Non esistono le coincidenze, ma solo carenza di informazioni. Con l’assunzione di tutti i precari Ingv si e’ chiuso molto piu’ di quanto avessimo capito“. Anche il profilo Ingv terremoti, di solito dedicato all’annuncio in tempo reale delle scosse sismiche, dedica poche righe all’ex presidente Ingv: “Ieri ci ha lasciato Enzo Boschi , e’ difficile dire quanto il suo lavoro e la sua dedizione siano stati importanti per l’INGV, per molti dei suoi ricercatori ed anche per chi scrive. #GrazieEnzo”
Dopo aver proseguito gli studi in Inghilterra, Francia e Stati Uniti Enzo Boschi era stato nominato professore ordinario di Sismologia all’Universita’ di Bologna nel 1975. Dal 1982 e’ socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e dal 1983 fa parte della Sezione Sismica della Commissione ‘Grandi Rischi’ dell’allora ministero per il coordinamento della Protezione Civile. Nel 1988 viene nominato presidente della commissione per la prevenzione dai disastri naturali del ministero dei Lavori Pubblici. Nel 1989 e’ nominato presidente del Consiglio Nazionale Geofisico (Conag) del ministero per l’Universita’ e la ricerca scientifica e tecnologica. Nel 1991 viene nominato membro del comitato nazionale italiano per il “Decennio internazionale per la riduzione dei disastri naturali”. Nel 1992 e’ membro dell’Accademia Europea. Nel 1996 diventa membro del consiglio d’amministrazione e vice presidente del Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana.
Dal 1999 al 2011 e’ il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’ente italiano che, fra le altre attivita’, gestisce la rete di controllo sui fenomeni sismici e vulcanici, e ha organizzato il monitoraggio di tutti i vulcani attivi italiani. L’11 agosto 2011 il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, non potendo rinnovare ulteriormente il suo mandato, decide di sostituire Boschi alla presidenza dell’Ingv dopo 12 anni (28 se si conta anche il periodo alla guida dell’Ing) con Domenico Giardini, allievo dello stesso Boschi e da anni presidente del Centro sismico elvetico. Ha scritto oltre 200 pubblicazioni, fra cui alcune divulgative.
Dopo il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 fu processato con l’accusa di omicidio colposo insieme ai componenti della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi (Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce), che si era riunita sei giorni prima del terremoto. L’accusa deriva dall’aver dato rassicurazioni infondate alla popolazione. Il 22 ottobre 2012 Enzo Boschi viene condannato a sei anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e interdizione legale durante l’esecuzione della pena, e risarcimento fino a 450 mila euro per le vittime, assieme agli altri partecipanti alla riunione della Commissione Grandi Rischi. L’appello, conclusosi il 10 novembre 2014, conferma l’esistenza del reato di omicidio colposo, ma condanna il solo De Bernardinis a due anni con pena sospesa essenzialmente per le dichiarazioni rilasciate nell’intervista televisiva prima della riunione. Il 21 novembre 2015 la Cassazione conferma la sentenza di assoluzione formulata dalla Corte di Appello.