“In Norvegia, che dal 2009 le vaccinazioni sono offerte a tutte le ragazze di 12 anni, l’incidenza dell’infezione è calata del 90% sulle vaccinate e del 55% sulle non vaccinate, grazie all’immunità di gregge. E in Italia? Ecco i dati“. A fare chiarezza e Roberto Burioni, professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “In Norvegia dal 2009 il vaccino contro il papilloma virus è offerto a tutte le ragazze di 12 anni, così come nel nostro Paese. Il vaccino, infatti, per poter offrire la migliore protezione – spiega l’esperto -, dev’essere somministrato prima del contatto con il virus, che tipicamente avviene con l’inizio dell’attività sessuale. Il vaccino non protegge contro tutti i tipi di papilloma (HPV), ma contro la maggior parte di quelli pericolosi“.
“Un lavoro scientifico, molto interessante – prosegue Burioni -, paragona l’incidenza dell’infezione da HPV nelle ragazze nate in Norvegia nel 1994 e nel 1996 (non vaccinate) e nel 1997 (vaccinate nel 2009). I risultati sono stati davvero impressionanti. L’incidenza dell’infezione dei tipi di HPV contenuti nel vaccino nelle ragazze vaccinate è ovviamente calata (del 90%), e questo ce l’aspettavamo. Il vaccino funziona bene e lo sappiamo da tempo. Altri due dati, però, sono particolarmente interessanti. Il primo è che è calata anche l’incidenza dei ceppi NON CONTENUTI NEL VACCINO. Questo può essere spiegato immaginando che la vaccinazione susciti un’immunità più ampia del previsto ed è molto importante, in quanto, quando si usa un vaccino contro alcuni tipi di un agente infettivo è importante avere la certezza che i ceppi contro i quali si suscita l’immunità non vengano sostituiti da altri. Nel caso del papilloma questo sembra non avvenire, per fortuna. Il vaccino non dovrebbe perdere la sua efficacia con il tempo”.
“Ma la seconda cosa, davvero sorprendente – chiosa il professore -, è che si è avuto un calo drammatico dell’infezione anche nelle ragazze NON VACCINATE. Certo, non tanto quanto in quelle vaccinate, ma comunque la riduzione è stata del 54%. In questo caso la risposta è semplice: si tratta dell’effetto gregge. Il virus circola di meno e anche chi non si vaccina beneficia della vaccinazione generalizzata”. Dunque per Burioni si tratta dell’ennesima prova dell’esistenza dell’immunità di gregge.
“La vaccinazione contro il papilloma dei nostri figli (maschi e femmine), non equivale solo a proteggerli contro un’infezione molto pericolosa: è anche un gesto di responsabilità sociale”, precisa l’esperto.
“Questi risultati sono, però, possibili solo quando la copertura vaccinale raggiunge livelli elevati. Ed è proprio questo il problema per l’Italia. Lo studio in questione è stato condotto in Norvegia, un Paese, per l’appunto, dove nel 2009 la vaccinazione è stata eseguita nel 70% delle ragazze, con la copertura vaccinale che è salita fino a quasi il 90%. Nel nostro Paese siamo scesi sotto il 50% di copertura nelle ragazze con un calo drammatico nel corso degli ultimi anni. Siccome – conclude Roberto Burioni – questo significa non solo maggiori spese sanitarie, maggiori spese per i controlli, maggiori spese per lo screening e soprattutto migliaia di casi di cancro con relative sofferenze e morti, non sarebbe il caso di fare qualcosa?”.