“I bambini con meno di 6 anni -continua Mercuro- sono in una fase di rapido sviluppo e 3 ore di movimento al giorno, di qualsiasi intensità, possono migliorare la crescita e contribuire all’apprendimento di importanti capacità motorie. Il periodo fra 6 e 17 anni è altrettanto critico per sviluppare le capacità motorie ma soprattutto imparare stili di vita sani, da mantenere nell’arco di tutta la vita successiva: per questo è importante che bambini e adolescenti si impegnino in attività intense e che rinforzino muscoli e ossa almeno 3 giorni alla settimana, meglio se un’ora tutti i giorni. Fattori di rischio come l’obesità, l’iperinsulinemia, l’ipertensione, l’aumento dei grassi nel sangue possono instaurarsi anche nell’infanzia e nell’adolescenza, minando la salute cardiovascolare futura: un regolare esercizio è fondamentale per la prevenzione”.
I cardiologi sottolineano però che la salute di cuore e vasi si decide anche prima di venire al mondo e per questo è giunto il momento di parlare di prevenzione iper-primaria o primordiale, rivolta alle future mamme.
“In gravidanza è essenziale mantenere uno stile di vita sano, fatto di dieta adeguata, esercizio fisico, astensione da fumo e alcol: le cattive abitudini materne possono portare a modifiche nell’espressione dei geni del figlio che si associano a un aumentato rischio cardiovascolare successivo – ammonisce Ciro Indolfi, presidente eletto Sic – Non è mai troppo presto per pensare alla salute del cuore dei propri figli, e un modo per farlo è senz’altro scongiurare una nascita prematura: i bimbi nati prima della 37a settimana e con un basso peso alla nascita hanno un maggior rischio di sviluppare successivamente patologie di vario genere, fra cui le malattie cardiovascolari”.
“Vanno perciò evitate le condizioni materne che favoriscono la prematurità o il basso peso, come una dieta materna insufficiente o un basso peso della mamma, le disfunzioni della placenta, il fumo, la dipendenza da sostanze o farmaci: già oggi gli adolescenti nati prematuri o di basso peso sono il 5-10% della popolazione e la percentuale è destinata a salire grazie agli avanzamenti clinici e tecnologici che consentono di far sopravvivere neonati sempre più piccoli”.
“L’impatto di tutto ciò sulla prevalenza delle malattie cardiovascolari – continua – sarà visibile appieno in futuro, ma consapevoli dei rischi dobbiamo fin d’ora considerare la prematurità come un fattore di rischio cardiovascolare, proteggere mamma e feto e occuparci di più dei nati pretermine, annotando i dati di nascita nelle schede cliniche e seguendo i prematuri con controlli cardiologici specifici anche in adolescenza e quando saranno giovani adulti”.