Sanità: “over 60” e malati cronici spendono 23 miliardi per cure private

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Sono gli ‘over 60’, spesso con una patologia cronica e un reddito non elevato, a spendere di più per curarsi fuori dalla sanità pubblica. “L’identikit di chi acquista servizi sanitari privati è fatto da ‘over 60’ che spendono oltre 23 miliardi di euro per acquistare beni e prestazioni sanitarie private rispetto ai 40 miliardi complessivi spesi nel 2018, dei quali solo 5,8 miliardi (poco meno del 14,5%) ‘gestiti’ da polizze sanitarie e fondi integrativi“. È il quadro delineato da Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Rbm assicurazione salute, nel suo intervento al convegno ‘Reddito di salute: il servizio universale della sanità integrativa’, organizzato a Roma dalla Fondazione Farefuturo, alla Camera dei Deputati.
L’analisi di Vecchietti fa riferimento ad un approfondimento dell’VIII Rapporto Rbm-Censis 2018. “Il costo medio pro capite sostenuto dagli anziani (1.356 euro annui) penalizzati da situazioni reddituali mediamente meno favorevoli, è più che doppio rispetto a quello registrato per tutti i cittadini – avverte Vecchietti – Un’altra fascia che acquista prestazioni sanitarie private è quella delle persone che convivono con una patologia cronica, ovvero quasi 1 italiano su 2. Il 58% delle cure acquistate privatamente, infatti, riguarda i malati cronici, il 15% le persone con patologie acute, per oltre il 12% i non autosufficienti/inabili”.
E ancora, proseguendo nell’identikit di chi paga di tasca propria per curarsi, Vecchietti evidenzia come “la spesa sanitaria privata interessi in prevalenza i redditi meno elevati. Si tratta di un fenomeno caratterizzato da un’importante regressività: il 32% della spesa sanitaria privata, infatti, ha riguardato i cittadini con reddito compreso tra 35 mila e 60 mila euro annui, il 17,58% i redditi compresi tra 15 mila e 35 mila euro annui ed il 6,43% i redditi inferiori a 15 mila euro annui”. “Attualmente – rimarca – nel nostro Paese le forme sanitarie integrative intermediano una spesa sanitaria pro capite di circa 95 euro, 5 volte meno che in Francia e 2 volte in meno che nel Regno Unito. Tutto ciò a causa del mancato avvio di un secondo pilastro sanitario a favore di tutta la popolazione (al momento riguarda solamente alcune fasce di lavoratori)“.
Se da un lato, dunque, si accentuano le disuguaglianze in Italia anche in campo sanitario, dall’altro – aggiunge l’amministratore delegato di Rbm – va evidenziato come il Ssn e il secondo pilastro siano sempre più simili a due gemelli diversi che in mancanza di dialogo finiscono per penalizzare una larghissima fascia di utenti“.
Vediamo come a essere oppressi dalla spesa ‘out of pocket’ – prosegue Vecchietti – siano i più deboli. Il sistema non è costruito per coprire i cittadini, ma i lavoratori. Estendendo a tutti i benefici della sanità integrativa si potrebbe garantire a chiunque un accesso a cure adeguate in tempi brevi. Come recentemente evidenziato dal ministro Grillo, lo Stato non può più rispondere a tutte le esigenze di cura. Credo – suggerisce Vecchietti – sia giunto il momento di attivare subito un secondo pilastro sanitario per rendere di nuovo la salute un diritto di tutti, per tutti“.
Ogni italiano oggi versa circa 1.883,79 euro di tasse per finanziare il Ssn e ne aggiunge 654,89 al momento dell’accesso alle cure – ricorda Vecchietti – Ed è un dato di fatto che chi già ha attivato una polizza assicurativa o un fondo sanitario sostiene un costo per le cure private nettamente inferiore rispetto a chi non dispone ancora di tali tutele. Infatti, in media, una forma sanitaria integrativa è in grado di garantire al cittadino una riduzione di oltre 2/3 della spesa sanitaria di tasca propria“.

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