La rampa di uscita di Anchorage, città più grande dell’Alaska con i suoi 300.000 abitanti, che era diventata l’emblema della forza distruttiva del terremoto di magnitudo 7 del 30 novembre, è stata ricostruita e aperta 4 giorni dopo la devastazione lasciata dal sisma. Lo svincolo, che porta al Ted Stevens Anchorage International Airport, ha riaperto completamente il 5 dicembre, a pochi giorni dal sisma, fanno sapere le autorità. Il terremoto ha colpito alle 8:29 (ora locale) ed è stato seguito da una scossa di magnitudo 5.7. In seguito sono state regolari scosse di assestamento M.4 o superiore.
Quando il tremore del primo sisma si è fermato, le autorità hanno riconosciuto molteplici criticità ad importanti vie di comunicazione. Sono stati identificati 8 siti di massima priorità, tra cui la rampa di uscita della Glenn Highway, l’unica autostrada che dal sud di Anchorage porta all’aeroporto più grande dello stato. Una station wagon, che transitava sulla rampa quando è crollata, è scesa di almeno 1,8m ma si è fermata su un pezzo pianeggiante della strada circondata da sezioni confuse di terra. Fortunatamente nessuno all’interno del veicolo è rimasto ferito.
Il Presidente Trump e l’ex governatore dell’Alaska Bill Walker hanno dichiarato lo stato di emergenza, permettendo alle autorità di avviare le opere di ricostruzione immediatamente. Shannon McCarty, portavoce dell’Alaska Department of Transportation and Public Facilities, ha spiegato che “i siti sono stati divisi tra molteplici appaltatori e il nostro staff”. Gli impianti di produzione di asfalto di Anchorage erano stati chiusi per la stagione alla fine di ottobre. Può servire più di una settimana per riattivarli e metterli in funzione, ha aggiunto McCarty, a seconda dell’umidità nella roccia incorporata nel mix. “Non appena si è verificato il terremoto e gli appaltatori hanno giudicato i loro impianti per la produzione di asfalto sicuri, si sono messi sotto e hanno attivato gli impianti”, ha dichiarato.
La costruzione del terrapieno è iniziata prima del tramonto il giorno stesso in cui è avvenuto il sisma. Quando i mezzi pesanti hanno terminato di riempire la rampa, l’asfalto era già pronto per essere applicato, una vera e propria impresa per il mese di dicembre. Le squadre di lavoro hanno applicato la vernice quando l’asfalto era caldo. Le temperature a metà novembre erano scese oltre i -12°C, ma durante lo scorso weekend sono risalite, aggirandosi intorno allo 0. Di certo non proprio una passeggiata per gli operai (ma sempre meglio di -12°C) che hanno dovuto fare i conti anche con la poca luce diurna.
Due voragini si erano create nei pressi del Mirror Lake e si sono allargate sempre di più con ogni scossa di assestamento di magnitudo 4. Per riparare tutte e 6 le corsie le squadre hanno lavorato fino a mercoledì 5 dicembre, quando la Glenn Highway è stata completamente riaperta. Il limite di velocità è stato comunque ridotto a poco più di 100km/h, mentre il Department of Transportation and Public Facilities continuerà a monitorare il sito in caso di avvallamenti nel corso dell’inverno.
La capacità di reagire e la resilienza di questo stato e della sua popolazione sono proprio da ammirare. L’Alaska si trova sull’Anello di Fuoco del Pacifico, causa del 90% dei terremoti che si verificano nel mondo. Inutile, quindi, piangersi addosso o aspettare che succedano tragedie per agire. Lo stato applica i codici più severi in materia di edilizia antisismica e oltre ai danni alle strade, inevitabili dopo un sisma di tale portata, non sono stati registrati crolli o feriti gravi. Non è passato molto tempo da quando abbiamo dato la notizia del violentissimo terremoto che ha colpito Anchorage e ora di quel sisma non è rimasta quasi più nessuna traccia tra le strade e i dintorni della città più grande dell’Alaska, segno di una popolazione che ha accettato l’idea che i terremoti siano parte del suo stato e che ha imparato a conviverci e ad affrontarli basandosi sulle moderne tecniche di costruzione antisismica.