Giovanni Minoli è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dall’1.30 alle 6.00 del mattino.
Lo storico giornalista ha parlato del suo rapporto con la Rai: “Un amore da sempre. Nella mia generazione sono quello che amava la televisione quando tutti volevano fare i giornalisti della carta stampata perché pensavano che la televisione fosse una cosa di secondo livello, meno seria, meno nobile. Ora li vedo correre tutti come lepri cercando di trovare un posto in televisione. Il mio per la televisione è stato un amore generazionale, come i ragazzi di oggi amano la rete io amavo la televisione. Sentivo che era un mezzo generazionale. Il mio mezzo generazionale. Mio e di quelli come me che se ne accorgevano”.
Sulle sue passioni: “L’argomento che fin da bambino divoravo? Sono incuriosito dal racconto del più grande sceneggiatore del mondo, che è il padreterno. Penso che il fluire, lo svilupparsi, il dipanarsi delle cose della vita, suscitino l’interesse di chi è curioso anche della propria esistenza”.
Minoli, poi, ha parlato del libro ‘Il cancro ha già perso’, scritto dal prof.Michele Maio proprio insieme a Giovanni Minoli: “La volontà di scrivere del cancro nasce dalla folgorazione dell’incontro con questo genio assoluto. Umile, modesto e straordinario come tutti i grandi uomini. Sono rimasto sempre colpito dal prof.Michele Maio. E dalla sua umanità profonda che ha prodotto una scoperta così straordinaria. L’immunoterapia è una rivoluzione copernicana nella lotta ai tumori. L’immunoterapia rinforza le cellule sane, non brucia tutto intorno come fanno la chemioterapia e la radioterapia, fa diventare le cellule sane forti come Cassius Clay. E quindi combattono sul ring della vita contro le cellule malate. Lo fanno con una forza diversa. Ma siamo noi che combattiamo. Sono le nostre cellule. All’inizio, quando abbiamo iniziato a pensare al libro, volevo mettere un punto interrogativo nel titolo. Mi sembrava più prudente. Invece il prof.Maio mi ha spiegato che il cancro davvero ha già perso. Ci vorrà un po’ di tempo, ma è così. Lui non ha voluto il punto interrogativo, la speranza dobbiamo averla perché è giustificata. Ho incontrato una signora quando abbiamo presentato il libro a Milano. Era arrivata alle metastasi al cervello, in tre anni ha fatto già due volte il cammino di Santiago”.