Se “il XX è stato il secolo dell’eradicazione di malattie infettive grazie a vaccini e antibiotici, nel XXI il cancro potrà essere controllato dall’immunoterapia e dai suoi progressi, inclusa la manipolazione del microbioma”.
Parola di Tasuku Honjo della Kyoto University, che ha concluso così il suo intervento oggi al Karolinska Institutet di Stoccolma, dove lunedì parteciperà alla cerimonia di consegna del Nobel per la medicina 2018, per mano dei Reali svedesi. Honjo ha ricordato il suo sogno da bambino, quello di fare l’astronomo, soppiantato presto dalla passione per la medicina.
E ha ripercorso la sua lunga carriera di scienziato, puntellata da incontri speciali con grandi scienziati e persino colpi di fortuna. Non a caso il suo intervento cita nel titolo la ‘serendipity’, ovvero la fortuna di trovare per caso qualcosa che non si stava cercando. Ma anche il fatto di accorgersi che ci si è imbattuti in qualcosa di importante.
“Ho avuto fortuna, anche”, ha chiosato lo scienziato, legatissimo alla madre, scomparsa qualche anno fa. In futuro l’immunoterapia “permetterà di trattare sempre più tumori – ha concluso Honjo – e, forse nel 2030, ma non lo so di preciso, il cancro magari non sarà sparito, ma sarà controllato proprio grazie all’immunoterapia. Insomma, il tumore potrà diventare una malattia cronica”.