Alessio Feniello, papà di Stefano, una delle vittime della valanga dell’hotel Rigopiano del 18 gennaio 2017, è intervenuto ai microfoni de L’Italia s’è desta condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. Feniello, uno dei familiari più attivi nella lotta per avere giustizia della valanga che tolse la vita a 29 persone, rischia il carcere per un mazzo di fiori.
Fiori e selfie. “A maggio io e mia moglie siamo andati sul luogo della disgrazia dove hanno ucciso nostro figlio per depositare lì dei fiori. C’erano dei Carabinieri che ci hanno invitato ad allontanarci, cosa che abbiamo fatto. Da lì è scattata una denuncia. A settembre è stata notificata a mia moglie l’archiviazione del procedimento. Noi non sapevamo nulla di tutto ciò tanto che il mio avvocato andò a verificare e scoprì che c’era ancora in corso lo stesso procedimento nei miei confronti. Eravamo quindi certi che, anche per me, sarebbe arrivata l’archiviazione. Gli atti erano identici. A me ora si chiede di pagare un ammendo di 4mila e 500 euro per finirla qui altrimenti mi aspetterebbero due mesi di carcere. Preferisco andare in galera piuttosto che pagare. Secondo il magistrato avrei violato dei sigilli in un luogo dove la gente va a farsi le foto, i selfie e porta via pezzi dell’hotel come ricordo. Ci sono foto e video che testimoniano questo scempio. Persone che vanno lì a bivaccare, a fare ferragosto ed alla fine rischia di andare in galera un padre al quale gli è stato ucciso un figlio al quale ha portato dei fiori”.
Appello a Salvini. “Sono stato contattato dal Segretario regionale della Lega Giuseppe Bellachioma che mi ha assicurato che il mio appello è stato inoltrato al Ministro Salvini. Ho chiesto al vicepremier semplicemente cosa ne pensa di questa mia situazione”.