Si tratta dell’Epipremnum aureum, più comunemente conosciuta come Pothos, una pianta erbacea rampicante, già nota per la sua capacità di assorbire gli agenti inquinanti e migliorare la qualità dell’aria dell’appartamento, che oggi grazie a un team di ricercatori dell’Università di Washington è stata geneticamente modificata, aumentando il suo potere disinquinante.
Gli scienziati, nella loro ricerca pubblicata lo scorso dicembre su Environmental Science & Technology, hanno scoperto che modificando il DNA della pianta questa riesce a ripulire l’area circostante, decomponendo sostanze come benzene e cloroformio.
Queste sostanze chimiche, che a certe concentrazioni risultano nocive per la salute, finiscono nell’aria dei nostri appartamenti come risultato delle attività di tutti i giorni: il cloroformio viene rilasciato dall’acqua durante la doccia; il benzene dall’aria esterna e dal fumo di sigaretta.
Il Dott. Stuart Strand, membro del team, spiega che i livelli di queste sostanze rilevati nell’aria d’appartamento in realtà non sono altissimi, ma sono comunque presenti in quantità rilevante, soprattutto per la salute dei bambini.
Questa proteina in passato era già stata utilizzata per modificare geneticamente alcune specie di alberi, ma i ricercatori hanno scoperto che questo trucco funziona anche per le piante d’appartamento.
Gli scienziati hanno annunciato che stanno già conducendo ulteriori esperimenti per scoprire se la pianta riesce a ridurre anche i livelli di altre sostanze problematiche, o se possono essere inseriti altri geni per ridurre un maggior numero di sostanze, come la formaldeide, che può essere rilasciata dai rivestimenti e durante la cottura.
Il team ha proposto che le piante così modificate vengano utilizzate per la produzione di “bio-filtri”, nei quali l’aria sia fatta passare forzatamente da una ventola, poiché la sola presenza di una di queste piante in salotto non ha un contatto sufficiente con l’aria della casa tale da dare i benefici richiesti. Il Dott. Strand ipotizza che in un dispositivo del genere potrebbe essere incluso anche un filtro anti-particolato e che il successo di un simile dispositivo sarebbe assicurato dal fatto che non esiste ancora una tecnologia simile sul mercato.
Tuttavia, come afferma la Dott.ssa Rylott, biotecnologa dell’Università di York nel Regno Unito, la cattiva notizia è che difficilmente questa tipologia di piante sarà disponibile in tempi brevi in Europa, poiché la legislazione in materia di organismi geneticamente modificati è estremamente restrittiva.