Il 2018 è stato un anno di grandi eventi catastrofici: incendi, tempeste, piogge da record, ondate di calore. Quello che si è aggiudicato lo scettro di anno più caldo per gli oceani non ci ha risparmiato nulla. Il riscaldamento di queste sconfinate distese d’acqua sta andando più veloce del previsto e l’ipotesi di un rallentamento nelle emissioni dei gas serra negli ultimi 15 anni è dunque prima di fondamento. L’allarme è stato dato dalla rivista Science con al pubblicazione di uno studio coordinato dall’Accademia cinese di scienze. Grazie al nuovo sistema di osservazione degli oceani Argo, temperatura, acidità e salinità possono ora essere misurati con maggiore precisione. Grazie a questo si è potuto ricostruire le temperature degli oceani fino al 1960, rilevando come non solo gli oceani si stiano scaldando, ma anche che il loro riscaldamento sta premendo il piede sull’acceleratore.
Gli oceani, assorbendo circa il 93% dello squilibrio energetico della Terra creato dall’aumento dei gas serra prodotti dall’uomo e intrappolati nell’atmosfera, sono la principale ‘memoria storica’ del cambiamento climatico del pianeta. Il loro riscaldamento contribuisce anche all’aumento del livello dei mari, delle piogge più intense, di tempeste e cicloni più lunghi, come Harvey nel 2017 e Florence nel 2018. Inoltre, a questo quadro, bisogna aggiungere il restringimento dei ghiacciai e delle calotte di ghiaccio, il calo dell’ossigeno negli oceani e la distruzione delle barriere coralline. Secondo lo studio è necessario intervenire con politiche globali mirate; se con non sarà si prevede che la temperatura degli oceani salirà di 0.78 gradi centrigradi entro la fine del secolo, portando ad un innalzamento del livello dei mari di 30 centimetri, oltre a tempeste, uragani e piogge sempre più devastanti.