Il quarto neonato morto agli Spedali Civili di Brescia “aveva una malformazione congenita alla trachea incompatibile con la vita”. Lo riferisce all’Adnkronos Salute il presidente della Società italiana di neonatologia (Sin) Fabio Mosca, spiegando di aver sentito i colleghi del reparto di Terapia intensiva neonatale bresciano “uno dei centri migliori d’Italia”.
“Queste cose – ammonisce – vanno dette altrimenti adesso, anche con questo caso, si ripropongono ipotesi azzardate del ‘chissà cosa c’è dietro’ e del ‘batterio strano’ non isolato e inizia un pandemonio che va evitato”.
Il presidente dei neonatologi italiani, convinto che i casi di Brescia rientrino nelle statistiche delle morti annuali per prematurità in Italia – 750 ogni anno – puntualizza infatti che “nei primi due casi si trattava di neonati di età gestazionale inferiore a 27 settimane con gravi problematiche, e che era stati sottoposti anche a interventi chirurgici, mentre il terzo, di 37 settimane, era un neonato altamente prematuro che aveva superato una patologia respiratoria molto grave con delle complicazioni, che stava migliorando ma poi non ce l’ha fatta. Ma chi lavora nei nostri reparti – sottolinea – sa bene che non esiste la ‘tranquillità’. Infine: il quarto caso del bimbo morto dopo poche ore dalla nascita che aveva una malformazione congenita alla trachea incompatibile con la vita”.
Mosca riferisce ancora di aver “parlato con i colleghi di Brescia”, i quali – spiega – “non hanno nessun dubbio sulla presenza di eventuali legami tra i casi, di un agente comune o di epidemie. A proposito di epidemie – conclude – va detto che si tratta di eventi ineluttabili in questo tipo di reparti perchè ci sono bambini molto delicati, che non hanno difese immunitarie, e perchè vengono utilizzate attrezzature quali cateteri, tubi, ecc. che possono aumentare il rischio infettivo”.