Le attuali traiettorie globali in termini di dieta sembrano minacciare non solo la nostra salute, ma anche l’ambiente.
A porre l’attenzione sul caso è stata la EAT-Lancet Commission, gruppo di ricerca che opera in seno alla nota rivista scientifica The Lancet e riunisce 37 esperti provenienti da 16 paesi, con competenze in materia di salute, nutrizione, sostenibilità ambientale, sistemi alimentari, economia e governance politica.
La Commissione si è focalizzata sulla necessità di nutrire la popolazione globale in crescita con un’alimentazione sana, definendo allo stesso tempo dei sistemi alimentari sostenibili che minimizzino i danni al nostro pianeta.
La dieta promossa dalla EAT-Lancet Commission è un modello orientativo (come sappiamo le diete vanno sempre adattate ai soggetti) che prevede l’assunzione di circa 2500 kcal quotidiane, ed è basata su un aumento del consumo di alimenti sani come verdure, frutta, cereali, legumi e frutta a guscio, e una contemporanea diminuzione del consumo di carne rossa, zucchero e grani raffinati.
Una dieta così strutturata fornirebbe infatti importanti benefici per la salute e aumenterebbero anche le probabilità di raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Il 27 gennaio, inoltre, The Lancet lancerà un secondo gruppo di ricerca che si collegherà a quello EAT-Lancet: la Commissione sulla Sindemia Globale di obesità, malnutrizione e cambiamenti climatici.
La sindemia è l’aggregazione di due o più epidemie o malattie in una popolazione, tale da aggravare l’incidenza delle malattie stesse; quindi la commissione studierà in che modo l’unione dei tre fattori (obesità, malnutrizione e cambiamenti climatici) influisce negativamente sulla salute mondiale.
L’adozione globale della dieta di riferimento promossa dalla Commissione, si pone come obiettivo l’anno 2050 e richiede una riduzione di circa il 300% dell’assunzione di carni rosse in quasi tutto il pianeta, a eccezione dell’Asia meridionale dove il consumo è notevolmente al di sotto dei limiti e potrebbe perciò aumentare. Con il nuovo regime, gli adulti vedrebbero così limitato a 14 gr. il consumo quotidiano di carne rossa.
Quasi lo stesso discorso varrebbe per uova (che scendono a 13 gr. al giorno) e pollame, dove solo nell’Asia del Sud e nell’Africa Sub-Sahariana troviamo un consumo di oltre il 50% al di sotto dei parametri stabiliti.
Una totale inversione di tendenza invece riguarda alimenti come vegetali, legumi e frutta a guscio, per i quali il consumo dovrebbe aumentare del 50-100% in tutte le aree del pianeta, raggiungendo così i 500 gr. al giorno.
Questo sistema alimentare è stato studiato allo scopo di far fronte alla crescita della popolazione mondiale, alle morti premature, che ogni anno raggiungono quota 11,6 milioni, e per contrastare i cambiamenti climatici.
L’allevamento intensivo, infatti, risulta catastrofico per l’ambiente, producendo fino al 18% dei gas serra globali e contribuendo alla deforestazione e alla scarsità d’acqua.
Gli autori del rapporto sottolineano che il menù è stato progettato per mostrare come tutti possano ottenere le 2500 kcal giornaliere, mantenersi in salute e aiutare il pianeta. Si stima inoltre che questa dieta migliorerebbe l’assunzione dei nutrienti con una contemporanea riduzione del consumo di grassi.
In ogni caso, gli stessi studiosi specificano che queste linee guida vanno considerate e adattate su scala regionale, in base alle necessità specifiche delle popolazioni.