“Il cambiamento climatico non aumenta solo il rischio di estinzione per le specie, ma anche i possibili conflitti tra fauna selvatica e uomo. Gli animali cercano nuove risorse per adattarsi alla rapida diminuzione degli habitat, e spesso le risorse più facili da trovare sono negli insediamenti umani. A Roma accade con i gabbiani, in Russia -alcuni giorni fa- circa cinquanta orsi polari hanno invaso la città di Belushya Guba, nell’arcipelago di Novaya Zemlya (regione Artica), costringendo le autorità locali a dichiarare lo stato di emergenza. Gli orsi si avvicinano agli insediamenti umani proprio per cercare cibo di facile accesso: le banchise polari si stanno assottigliando e gli orsi non riescono più a cacciare foche per nutrirsi.
Il periodo più importante per l’alimentazione degli orsi polari è proprio la stagione estiva, quando devono mangiare grandi quantità di grasso di foca, accumulando le riserve per i mesi più freddi e difficili. Il riscaldamento del pianeta sta portando a una drammatica riduzione dei ghiacci marini estivi, riducendo l’habitat di caccia della specie. Se il riscaldamento del pianeta continuerà a questa velocità già nel 2040 per l’orso polare potrebbe non esserci più ghiaccio marino estivo.
La scomparsa dell’habitat e la speranza di trovare nuove fonti di cibo, portano questo schivo predatore ad avvicinarsi ai centri abitati dall’uomo, mettendo a rischio la sua vita e la sicurezza delle comunità“: in occasione della Giornata Mondiale dell’orso polare, che si celebra il 27 febbraio di ogni anno, il WWF racconta come, sulla costa orientale della Groenlandia, il WWF stia aiutando orsi polari ed esseri umani a vivere in spazi sempre più vicini, garantendo la sicurezza e la sopravvivenza di entrambi.
“Era aprile a Ittoqqortoormiit, un insediamento in Groenlandia dove vivono circa 450 persone e la temperatura è di 10° sotto zero. Un uomo stava camminando veloce da una delle cabine da cui si studia la costa rocciosa per salire sulla motoslitta, quando all’improvviso è apparso un orso polare che si è avventato contro di lui. L’uomo si è difeso nell’unico modo che aveva, colpendo alla testa l’enorme predatore, ed è riuscito a fuggire.
Questa storia ha dell’incredibile, ma è fin troppo reale: nel 2007 sono stati registrati nove conflitti fra orso e uomini in Groenlandia, mentre tra agosto e dicembre 2017 ce ne sono stati 21 solo a Ittoqqortoormiit. Questo si ripete anche in Alaska, Canada, Norvegia e Russia.”
Il WWF ha lavorato e lavora tuttora con i governi e le comunità artiche per limitare i rischi per orsi polari e persone. La prima “pattuglia a tutela dell’orso polare” è stata inviata nel 2006 a Chukotka, in Russia nord-orientale, dove si occupava di allontanare gli animali che creavano problemi, senza però sparare per fermarli. Oggi il WWF continua a sostenere squadre in Alaska, Canada, Groenlandia e Russia. In genere, quando la pattuglia incontra un orso vicino a una comunità, cerca per prima cosa di allontanarlo con il rumore del motore dell’ATV o degli spari di fucile.
“Si devono trovare soluzioni pacifiche alla presenza di orsi vicino agli insediamenti umani, lasciando l’abbattimento solo ai casi estremi di difesa personale– spiega Isabella Pratesi, direttore conservazione del WWF Italia-. Le soluzioni possono essere la messa in sicurezza delle risorse di facile accesso, come rifiuti organici che attirano gli orsi, e lo sviluppo di tecniche di dissuasione nei casi specifici di orsi che frequentano assiduamente i luoghi abitati”.
In Groenlandia il WWF sta lavorando per rendere i villaggi abitati meno attraenti per gli orsi, attirati soprattutto dal cibo. Nella discarica di Ittoqqortoormiit sono stati attivati sensori termici e a infrarossi che rilevano la presenza di diverse specie (si distinguono cani dagli orsi, per esempio) e inviano avvisi al cellulare di uno dei membri della pattuglia.
La conoscenza sull’ecologia degli orsi polari, però, è ancora insufficiente e “servono ulteriori informazioni sulle popolazioni di orsi, sui loro movimenti e sulla loro dieta e saranno i progressi tecnologici a giocare un ruolo chiave, come indagini genetiche condotte a partire dalle orme (e con esse il DNA) lasciate dagli orsi sulla neve. Alla sperimentazione di queste tecniche, poi, si aggiunge la necessaria comunicazione alle popolazioni locali sui corretti comportamenti da tenere in aree frequentate dall’orso bianco.
Informazione e comunicazione, ricerca, sviluppo tecniche di prevenzione innovative e di dissuasione sono alcuni elementi fondamentali per vincere la sfida della convivenza, senza dimenticare che l’avvicinarsi degli orsi polari all’uomo è causato in primis dallo scioglimento della banchisa. Per assicurare un futuro all’orso, quindi, è necessario prima di tutto lottare contro i cambiamenti climatici, puntando sulle energie da fonti rinnovabili e tagliando drasticamente le emissioni di CO2, responsabili del riscaldamento globale.
Oggi la popolazione di orsi polari è stimata tra i 22.000 e 31.000 individui, il 60% dei quali si trovano in Canada. Alcuni studi, basandosi sul trend di fusione dei ghiacci polari e sulla drammatica scomparsa dell’ habitat idoneo e delle sue risorse, stimano che entro i prossimi 35 anni rischiamo di perdere il 30% della popolazione di orso polare esistente.
Ci sono grandi sfide da affrontare – conclude il WWF – ma anche opportunità da cogliere, che con il supporto dei donatori per lo sviluppo di tecnologie e migliori forme di tutela potranno tracciare un futuro più luminoso per il grande predatore dei ghiacci e per il pianeta.”