Ha oltre 4 miliardi anni, ma li porta egregiamente e mostra con orgoglio il suo aspetto piuttosto “levigato”: così viene delineato il ritratto di Ultima Thule, l’oggetto della Fascia di Kuiper (Kbo) che la sonda New Horizons della Nasa ha sorvolato il 1° gennaio scorso, in un recente studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters (articolo: “Crater Density Predictions for New Horizons Flyby Target 2014 MU69”). La ricerca, curata da un gruppo di astronomi statunitensi e canadesi, è stata coordinata dall’Università di Washington e si basa su una serie di modelli e simulazioni, in quanto i dati raccolti dalla sonda al momento del fly-by non sono stati ancora trasmessi del tutto; per fine febbraio – riporta Global Science – sono attese ulteriori immagini in alta risoluzione di Ultima Thule, ma gli studiosi dovranno aspettare fino a settembre 2020 per disporre dei dati al completo.
Nel frattempo gli astronomi, basandosi sulle prime immagini pervenute, cercano di scoprire il più possibile su questo corpo celeste. Gli autori dell’articolo, considerando l’età veneranda di Ultima Thule, hanno notato che la sua superficie non è tanto accidentata e si sono chiesti quanto effettivamente abbia subito il ‘bombardamento’ da parte di oggetti esterni. Basandosi sui dati relativi alle superfici di Plutone, della sua luna Caronte e di alcuni corpi della Fascia di Kuiper maggiormente conosciuti, il team della ricerca ha elaborato dei modelli del ‘volto’ di Ultima Thule. I risultati prodotti dalle simulazioni mostrano che, nonostante la sua età, l’oggetto non avrebbe la crosta segnata da una moltitudine di crateri: al massimo tra 25 e 50 e con misure piuttosto contenute. Le foto del Kbo sinora giunte sembrano confermare questa proposta perché effettivamente la superficie appare poco tormentata.
Se gli ulteriori dati di New Horizons provassero questa ipotesi, Ultima Thule si confermerebbe come un fossile, rimasto pressoché inalterato, del Sistema Solare ai primordi. Inoltre, la presenza di pochi crateri su questo Kbo potrebbe avere altre implicazioni: secondo gli studiosi, sarebbe indicativa di una esigua ‘popolazione’ di corpi celesti nella Fascia di Kuiper, un dato che potrebbe aggiungere nuovi particolari ai modelli relativi alla formazione planetaria.