Farmaci: ecco perché gli antinfiammatori proteggono dal cancro

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Identificato per la prima volta il meccanismo d’azione alla base dell’attività antitumorale dei farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans). Lo studio, coordinato dall’Università Statale di Milano, e finanziato da Airc e da Fondazione Cariplo, è pubblicato sul ‘British Journal of Cancer’. Oltre alla più nota aspirina, numerosi sono i medicinali di uso comune che appartengono a questa ‘famiglia’, come ketorolac, diclofenac e ibuprofene, utilizzati normalmente come antinfiammatori, analgesici o antipiretici.

“In studi preclinici e anche clinici – spiega Paolo Ciana del Dipartimento di oncologia ed emato-oncologia, Università degli Studi di Milano, e coordinatore del gruppo di ricerca – alcuni hanno dimostrato un’interessante attività preventiva sull’insorgenza di tumori, ma per i noti effetti collaterali (gastro-intestinali, renali, epatici e cardiaci) che insorgono quando vengono assunti per lunghi periodi di tempo, non sono utilizzabili per trattamenti preventivi”.

I ricercatori della Statale, in collaborazione con i colleghi dell’Istituto europeo di oncologia e dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, hanno scoperto che, con un meccanismo diverso da quello antinfiammatorio, l’azione antineoplastica dei Fans si esplica attraverso un altro bersaglio molecolare, una deacetilasi chiamata Sirt1.

“La scoperta – sottolinea Giulia Dell’Omo, prima firmataria dell’articolo -permette di sviluppare nuovi Fans con attività antineoplastica, senza produrre gli effetti collaterali dei farmaci attualmente in commercio dovuti all’attività anti-infiammatoria dipendente dall’azione sulle cicloossigenasi”. L’obiettivo è mettere a punto una strategia preventiva farmacologica che riduca le morti per cancro come è accaduto in campo cardiovascolare, in cui tale approccio è stato in grado di dimezzare (malattie cardiache) o addirittura ridurre di due terzi (malattie cerebrovascolari) i decessi.

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