Gli esperti di geofisica giapponesi hanno lanciato l’allarme: cambiamenti osservati nella fossa delle Curili (una fossa oceanica situata nell’oceano Pacifico settentrionale) fa temere che un devastante terremoto possa colpire la costa est dell’isola di Hokkaido, la più settentrionale delle quattro isole principali del Giappone. Le variazioni, riporta l’Asahi shimbun, sembrano essere simili a quelle osservate prima del terremoto–tsunami del T?hoku del marzo 2011, che ha provocato circa 18mila vittime.
L’area orientale di Hokkaido “è in una situazione che somiglia al T?hoku prima del grande terremoto del Giappone orientale“, ha dichiarato Masanobu Shishikura, esperto dell’Istituto nazionale per i servizi industriali e tecnologici avanzati.
L’allarme degli scienziati del Comitato di coordinamento per la predizione dei terremoti, un panel governativo, segue il precedente fallimento nel valutare i segnali che preannunciarono il disastro dell’11 marzo 2011, resi noti solo dopo la catastrofe.
Oggi i ricercatori non vogliono ripetere lo stesso errore e molti sono concordi nel ritenere che la fossa delle Curili stia segnalando il rischio di un potente terremoto.
Già nel dicembre 2017 uno studio realizzato da un gruppo di esperti interno al ministero dell’educazione e della ricerca, segnalava “alta probabilità” di un evento magnitudo 8.8 o superiore.
Sulla base dei depositi prodotti da tsunami lungo la costa orientale dell’Hokkaido, è stato dedotto che l’intervallo tra potenti terremoti in quell’area è stimato in 340-380 anni: l’ultimo sisma importante si è verificato nel XVII secolo.
I movimenti della crosta terrestre lungo la costa dell’isola giapponese fanno temere un “big one”: l’area maggiormente a rischi dovrebbe essere a 300 km al largo della costa di Tokachi.