Apprendono al volo il funzionamento di qualunque app e piattaforma interattiva, per loro i dispositivi elettronici non hanno segreti: non si tratta di tecnici informatici, ma di bambini, più precisamente della cosiddetta Generazione Alpha, costituita dai nati dopo il 2010. Sin dalla più tenera età, la tecnologia gioca un ruolo di assoluto rilievo nella vita dei nativi digitali; ma che cosa ne pensano i genitori che ogni giorno vedono i propri figli maneggiare con innegabile e crescente destrezza (addirittura superiore alla loro) gadget elettronici di ogni tipo?
La risposta arriva da Hotwire, agenzia di comunicazione globale, che insieme a OnePoll ha condotto in otto Paesi – tra cui l’Italia – una ricerca sul percepito dei genitori in merito al rapporto tra la Generazione Alpha e la tecnologia. Il report costituisce il secondo capitolo dello studio globale “Understanding Generation Alpha”, che esplora proprio l’impatto della rivoluzione digitale sui bambini di oggi.
Dall’indagine di Hotwire emerge chiaramente come nelle mamme e nei papà italiani convivano due sentimenti ben distinti: da un lato la preoccupazione per l’eccessiva esposizione dei propri figli agli schermi di tablet, smartphone e PC, dall’altro laconsapevolezza che le nuove tecnologie sono vitali per lo sviluppo professionale dei “baby tech addict”.
Il tempo di oggi davanti al display plasma i professionisti di domani
Quasi un terzo dei genitori italiani (30,8%) è certo che i propri figli preferiscano i gadget tecnologici agli animali domestici e ai giocattoli tradizionali, oltre che a qualsiasi altra attività, comprese le vacanze e le giornate passate fuori in compagnia di famiglia e amici. Si tratta di una percezione ampiamente diffusa in tutti i Paesi in cui è stata condotta la ricerca, ma che proprioin Italia risulta particolarmente forte, se si considera che, a livello internazionale, la media generale si attesta solo sul 26%, valore sensibilmente inferiore a quello registrato nella penisola.
Campanelli d’allarme suonano a livello globale: nelle diverse parti del mondo circa il 70% degli intervistati teme che i propri figli trascorrano troppo tempo davanti a uno schermo, che si tratti di uno smartphone, un tablet o un PC. Guardando poi allastatistica italiana, il dato subisce un’importante impennata (76,7%). In seconda battuta, i genitori del Belpaese si dichiarano preoccupati anche per il tempo sottratto all’esercizio fisico e all’attività sportiva (48%). Un altro fattore che allarma oltre un terzo degli italiani (36%) è la possibilità che, isolandosi nel loro mondo digitale, i propri figli perdano importanti capacità sociali e relazionali.
C’è però un’altra faccia della stessa medaglia. I timori si accompagnano, infatti, alla fiducia che il tempo trascorso davanti ai display ponga le basi per solide opportunità di carriera. Il 76,2%, infatti, è certo che la tecnologia utilizzata oggi dai propri figli sarà utile per porre le basi e definire il loro profilo professionale. A portarli a questa conclusione la convinzione che dispositivi elettronici e piattaforme social aiutino i bambini a sviluppare le soft skills che consentiranno loro di raggiungere il successo in un mercato del lavoro sempre più automatizzato.
In particolare, secondo i genitori italiani, grazie alla loro padronanza di mezzi e linguaggi digitali i figli partiranno avvantaggiati rispetto alle generazioni precedenti soprattutto in termini di pensiero veloce (52%), problem solving (39,6%) e multi-tasking(36,6%). Una top 3 che rispecchia in larga parte la classifica globale, con la differenza che – sommando i pareri raccolti a livello internazionale – a chiudere il podio è la coordinazione occhi-mani, che in Italia compare invece al quarto posto.
Piccoli grandi esperti di tecnologia. Il sorpasso digitale tra l’ottavo e il decimo anno di età
Il timore dei genitori di non essere in grado di tenere il passo dei propri figli in termini di know-how tecnologico accomuna i genitori di tutti e otto i Paesi in cui è stata condotta la ricerca di Hotwire. A livello globale, gli adulti sono certi che, una volta raggiunti gli otto anni, le abilità digitali dei bambini siano ufficialmente superiori rispetto alle loro, sia per quanto riguarda i dispositivi che le piattaforme social. In Italia l’età media si alza: è la fascia degli over 10 che segna il sorpasso tecnologico dei bambini sugli adulti.
In questo scenario i “grandi esperti” sono proprio i piccoli. Alla luce di una migliore padronanza tecnologica, i genitori sono quindi sempre più portati a chiedere consiglio ai propri figli prima di investire nell’acquisto di un servizio digitale o di un device elettronico. Ben il 73,9% degli intervistati in Italia ha confermato che le abitudini e le necessità dei propri figli hanno influenzato il loro ultimo acquisto tecnologico: oltre un quarto di loro (26,5%) ha anche ammesso di aver esplicitamente chiesto ai propri bambini un parere su che cosa comprare.
Per cercare di stare al passo con i piccoli grandi esperti e imparare a parlare la loro lingua, i genitori tendono ad iscriversi ai social network e a scaricare applicazioni che li aiutino a comprendere meglio il loro mondo. L’Italia è il Paese in cui questa tendenza si rivela decisamente più forte rispetto alla media internazionale. In particolare, il 40% dei genitori italiani ha ammesso di essersi iscritto a Facebook perchè i propri figlii ne avevavo parlato (solo 22% la media internazionale). Tra gli altri social media che hanno attirato l’interesse dei genitori spiccano in ordine WhatsApp (38%) – solo quarto nella classifica internazionale – Instagram (31%) e YouTube (28%).
Alla luce di queste evidenze è chiaro che, per rimanere competitivi, i brand devono necessariamente parlare in modo efficace alla Generazione Alpha, che si sta affermando come importante “influencer” per quanto riguarda gli acquisti tecnologici degli adulti. Questo proprio perché, alla luce di una più solida padronanza delle tecnologie, i bambini hanno sempre maggiore voce in capitolo nelle decisioni di acquisto delle famiglie.
Il crescente know-how tecnologico dei più piccoli impone anche una rivalutazione della scelta di alcuni brand di sviluppare app e device “banalizzati”, poiché appositamente creati per i bambini. La ricerca di Hotwire suggerisce un approccio diverso, basato sulla realizzazione di contenuti universali, utilizzabili da tutti, con un occhio di riguardo piuttosto alle funzioni di sicurezza.
Infine, lo studio mette chiaramente in luce come i genitori siano preoccupati di un uso eccessivo delle tecnologie, ma al tempo stesso ne riconoscono l’importanza in ottica di costruzione del futuro lavorativo dei propri bambini. Con queste premesse, la sfida per i brand che si rivolgono alle famiglie sarà quindi instaurare con i genitori un dialogo costruttivo capace di rispondere a questi timori e di consolidare la loro fiducia nei confronti del mezzo tecnologico, al fine di creare una forte connessione emozionale, elemento chiave per porre le basi di una fidelizzazione a lungo termine.
“La tecnologia oggi ormai è pervasiva. Anche se i genitori di tutto il mondo sono in parte perplessi e preoccupati, d’altro canto percepiscono il valore aggiunto che questa può apportare nella vita dei propri figli. Credo che non si debba più mettere in discussione la questione, per i nativi digitali – e per questo chiamati così – sarà un elemento connaturato alla loro formazione. La discussione ora si dovrà spostare su come utilizzare al meglio i nuovi strumenti di cui si dispone” commenta Beatrice Agostinacchio, Managing Director di Hotwire Italia. “I brand giocheranno un ruolo decisivo e per il mondo della comunicazione e del marketing sarà un banco di prova importante” conclude Agostinacchio.