Il Polo Nord magnetico si sta spostando sempre più velocemente dal Canada verso la Siberia, con una velocità di circa 55 chilometri l’anno, molto più rapidamente rispetto al passato e alle previsioni. Negli ultimi 15 anni, la velocità è più che triplicata: fino alla fine del secolo scorso, infatti, il Polo Nord magnetico si muoveva a una velocità media di 15km annui. Per questo motivo la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha pubblicato con un anno d’anticipo il nuovo Modello Magnetico della Terra, normalmente aggiornato ogni cinque anni per garantire precisione e sicurezza ai sistemi di navigazione marittima e aerea, ma anche per fornire informazioni utili in campo militare e civile come nelle operazioni di soccorso, e perfino per le bussole degli smartphone. I sistemi GPS non sono invece interessati, perché funzionano in base ai satelliti.
La causa di questi cambiamenti è legata alle turbolenze nel nucleo esterno liquido della Terra: un vero e proprio oceano liquido caldo composto da ferro e nichel nel nucleo del nostro Pianeta dove il movimento genera un campo elettrico. “Lo spostamento dei poli magnetici e’ la manifestazione in superficie di ciò che genera il campo magnetico terrestre: correnti elettriche che scorrono nel nucleo esterno della Terra, fatto di ferro e nichel fusi, fluidi come l’acqua“, ha spiegato Domenico Di Mauro, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Mentre il Polo Sud magnetico si sta spostando lentamente, il Polo Nord sta accelerando. In passato aveva gai migrato lungo strade piuttosto stravaganti, come osserva Lili Cafarella sempre dell’Ingv. “L’analisi di una carota di sedimenti prelevata alle isole Svalbard ci ha dimostrato che dal 3.000 al 2.000 a.C. il Polo Nord è rimasto tra l’Asia e l’Alaska, con movimenti piuttosto limitati, mentre nel millennio successivo si è spostato rapidamente verso Sud fino ad arrivare in Europa settentrionale, dove ha stazionato per alcuni secoli. Successivamente è risalito verso Nord, fino tornare nel Mar Glaciale artico intorno al 50 d.C.“.
Anche alla luce di questi dati si capisce che l’attuale accelerazione “non deve destare preoccupazione, perché rientra nella normale variabilità del campo magnetico terrestre“, spiega Leonardo Sagnotti, esperto di geomagnetismo dell’Ingv. “Nel passato geologico della Terra – aggiunge – ci sono stati cambiamenti molto più bruschi e importanti di quello che stiamo vivendo: basti pensare alle più recenti escursioni geomagnetiche, la più importante delle quali risale a 41.000 anni fa, o ancora all’inversione del campo magnetico, con la più recente avvenuta circa 780.000 anni fa“. Una nuova inversione del campo magnetico terrestre non è in discussione: gli esperti cercano di capire soltanto quando si verificherà.
La pubblicazione anticipata del nuovo modello “si è resa necessaria quando si è osservato che le misurazioni del campo magnetico fatte dai satelliti e dagli osservatori geomagnetici terrestri non corrispondevano più ai dati del vecchio modello elaborato nel 2015“.