In merito alle notizie di stampa per le quali un paziente avrebbe “atteso tre anni prima di essere chiamato per un intervento di rimozione di un tumore della prostata” la direzione generale del Cardarelli fa sapere quanto segue: Avviate le dovute verifiche è emersa una realtà molto differente da quanto riportato.
I dati certificati risultanti dai sistemi di gestione dell’Azienda Ospedaliera Antonio Cardarelli mettono in luce una realtà inconfutabile: al Cardarelli le liste d’attesa per un tumore alla prostata sono in linea con quanto previsto dal Piano nazionale per le liste d’attesa. Vale a dire 30 o al massimo 45 giorni.
Ciò che non emerge dalla denuncia dell’associazione “Assotutela” presieduta dal dottor Carmine Cavaliere (ex pneumologo del Cardarelli) è che il paziente in questione (anche lui ex dipendente dell’Azienda ospedaliera e della stessa divisione di Cavaliere) ha scelto di utilizzare le proprie conoscenze e amicizie personali per effettuare la prima visita. Così facendo si è sottratto al corretto iter di prenotazione e di gestione. Visitato, la diagnosi provvisoria è stata di adenoma prostatico benigno, (ingrossamento benigno della prostata) a seguito della quale il paziente ha scelto di farsi prenotare per un intervento di resezione (TURP).
Resta inteso che se il paziente non avesse cercato scorciatoie amicali, sarebbe stato inquadrato in un percorso diagnostico più completo e corretto, consentendo di avere una diagnosi definitiva e quindi anche opportuni tempi di intervento. La scelta del paziente è stata invece quella di abbandonare il percorso diagnostico e terapeutico presso il Cardarelli. Una scelta che, proprio in forza dei rapporti amicali, era nota anche al reparto presso il quale l’uomo aveva avuto una prima visita.
La chiamata a distanza di 3 anni è stata frutto dell’esigenza di sfoltire le liste d’attesa da pazienti che, pur avendo optato per altri percorsi assistenziali, non hanno sentito l’esigenza di cancellare la prenotazione liberando così una disponibilità occupata inutilmente.
«Ad oggi, l’informazione reale, quella che si deve trasferire all’utenza, è che il Cardarelli è in linea con quanto previsto dal Piano nazionale per le liste d’attesa. L’ospedale c’è ed è un punto riferimento essenziale nell’offerta sanitaria regionale. Sarebbe bene fare attenzione prima di mettere in cattiva luce un reparto che effettua 3.000 interventi l’anno sia in via endoscopica che robotica. Una divisione d’eccellenza che ha un turnover elevatissimo ed è riconosciuto a livello nazionale».