Virus ‘esotici’ alla conquista del Belpaese. West Nile Virus, Usutu, Zika, Chikungunya e Dengue “oggi sono una realtà con cui devono fare i conti anche gli ospedali italiani“. A sottolinearlo in una nota sono alcuni esperti del settore, che chiamano in causa globalizzazione e cambiamenti climatici. Le malattie trasmesse all’uomo attraverso la puntura di insetti rendono urgente disporre di sistemi diagnostici in grado di riconoscerle, sottolineano. L’aumento delle temperature favorisce la proliferazione delle zanzare e la sopravvivenza delle uova durante la stagione invernale aumenta.
“La presenza del virus West Nile è documentata in Italia almeno dal 1998, quando si verificò in Toscana un’epidemia nei cavalli“, osserva Massimo Galli, presidente Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali). “In uno studio sui donatori di sangue dell’area metropolitana milanese, area non endemica per WNV, ma contigua alla zona attorno al Po da dove proviene il maggior numero dei casi – prosegue lo specialista – i campioni prelevati nel 2009 risultavano tutti negativi, mentre in quelli prelevati nel 2011 vi era una prevalenza di anticorpi specifici per virus West Nile dello 0,58%. Va ricordato che la grande maggioranza delle infezioni da WNV è asintomatica o causa una febbre la cui causa spesso non è riconosciuta. I primi isolamenti del virus hanno documentato la presenza nel Paese di ceppi appartenenti al genotipo 1. Il ceppo ora prevalente in Italia appartiene al genotipo 2, il che significa che nel nostro Paese vi è stata un’ulteriore introduzione di questo virus, successiva alla prima, e sempre verosimilmente dovuta a uccelli migratori“.
Per West Nile non esiste ancora un vaccino e non disponiamo di farmaci efficaci. “Sono quindi importanti le misure di prevenzione – continua Galli, che è anche direttore della Divisione universitaria di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano – che si fondano su corrette politiche di sorveglianza entomologica e di lotta ai vettori“.
L’utilizzo delle biotecnologie alla base di test diagnostici permette di disporre di una base di informazioni sempre più ampia e velocemente acquisibile, a beneficio della cura delle malattie. Le metodiche di amplificazione genica hanno offerto un contributo fondamentale alla ricerca scientifica. Il metodo molecolare denominato RT-PCR (Reazione a catena della polimerasi tempo reale) consente l’identificazione di agenti patogeni attraverso l’amplificazione del Dna o Rna dei microrganismi, ed è un esempio della nuova frontiera della diagnostica rapida e sicura.
“Nel caso del WNV, più in dettaglio – commenta il biologo Carlo Roccio, componente del Comitato ricerca, sviluppo e innovazione di Federchimica e direttore scientifico Cerba HC Italia – il test Quanty West Nile Virus, utilizza la tecnologia Real Time PCR e dà risultati in circa 2 ore. Durante la reazione, inoltre, è possibile identificare i pazienti positivi al WNV e discriminarli dai campioni positivi per Usutu Virus. Insomma con un unico test, in maniera veloce e sicura, si può verificare l’esistenza dei due virus evitando rischi di falsi positivi“.
Attraverso le informazioni ottenute sequenziando il Dna si può ‘tipizzare’ il microrganismo differenziando quelli con differente risposta alle terapie o con maggior virulenza. Inoltre, con la Real Time PCR si può ricavare un dosaggio quantitativo del microrganismo per seguire l’evoluzione della terapia antivirale.