L’8 Marzo la mimosa resta un must per 7 donne su 10

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La mimosa fu associata all’8 Marzo a partire dal 1946, quando per iniziativa della parlamentare comunista Teresa Mattei venne offerto alle donne per la Giornata Internazionale. Oggi sempre di più assume il significato di autonomia e libertà, ma è anche un fiore che dietro una fragilità apparente mostra una grande forza, con la capacità di crescere anche in terreni difficili.

Neppure i giovani accennano a dimenticare questo appuntamento, tanto che l’8 Marzo il caratteristico fiore giallo sarà donato a sette donne su dieci (68%) secondo il sondaggio online recentemente condotto da Coldiretti. ”Alla produzione il prezzo delle mimose è calato del 10% rispetto al 2016 – sottolineano Cerantola e Palù – ma al consumo si prevede che i ramoscelli manterranno lo stesso livello di prezzi, che variano dai 4 ai 15 euro a seconda della qualità, della dimensione del mazzo e della confezione”.

Si spenderanno mediamente dai 4 ai 15 euro per celebrare le donne, fulcro della famiglia, della società civile e delle imprese. Nonostante la produzione sia aumentata mediamente del 20%, complici le miti temperature, il prezzo all’ingrosso è calato del 10%, ma al dettaglio si osserva una sostanziale stabilità”. Questo quanto sottolineato da il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù alla vigilia della Giornata internazionale della Donna.

Un business non tutto rose e fiori passateci il termine, visto che purtroppo ha attirato anche l’attenzione della criminalità con quintali di rami di mimose rubati in Liguria ad alimentare il mercato nero.
Motivo che ha costretto le forze dell’ordine ad organizzare anche pattuglie speciali nelle ore notturne per proteggere la preziosa infiorescenza. I ramoscelli offerti sono praticamente tutti di produzione nazionale e soprattutto della provincia di Imperia in Liguria, dove operano circa 1500 produttori e si realizza oltre il 90% della produzione nazionale.
Anche un importante valore ambientale, quindi per l’omaggio paglierino coltivato in Italia con tecniche eco-compatibili, specie nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, in caso contrario destinati al degrado ed all’abbandono.

Occhi puntati agli abusivi – le raccomandazioni di Cerantola e Palù – che oltre a danneggiare il mercato e procurare un danno fiscale, quindi all’intera collettività, offrono spesso un prodotto di scarsa qualità e confezionato in modo meno curato”.

Infine qualche consiglio: per conservare al meglio la delicata mimosa è bene tagliare quanto prima gli steli, che devono rimanere per due ore in acqua pulita e con due gocce di limone. Per lasciarli in penombra in un ambiente fresco ed umido, perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.

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