Milioni di giovani in tutto il mondo stanno seguendo l’esempio di Greta Thunberg, la ragazza svedese di 16 anni che protesta per un’azione rapida, decisa e globale da parti dei leader mondiali contro i cambiamenti climatici. Dal canto suo, Greta, che ha iniziato ad interessarsi ai cambiamenti climatici quando aveva 9 anni, ha apportato delle modifiche al suo stile di vita per non contribuire personalmente ad uno dei più grandi problemi dell’umanità. Greta non viaggia in aereo, va in bicicletta, nonostante la sua famiglia abbia un’auto elettrica utilizzata solo in caso di necessità, non acquista cose che non sono indispensabili e ha smesso di mangiare carne.
Potreste essere già al corrente del fatto che una dieta vegetariana può apportare benefici per la salute, riducendo il rischio di obesità, malattie cardiache e diabete di tipo 2. Ma una ricerca dimostra che c’è un’altra buona ragione per consumare regolarmente pasti senza carne. Riempendo il piatto di verdure, infatti, si contribuisce a salvare il pianeta, proprio come sta facendo Greta.
“Se l’intero mondo, che continua a crescere, mangia più come noi, gli impatti sono sconvolgenti e il pianeta semplicemente non può sopportarlo”, ha dichiarato Sharon Palmer, dietologa nutrizionista ed esperta della sostenibilità, non coinvolta nella ricerca. Sostenere un pianeta più sano richiederà il dimezzamento della quantità di sprechi alimentari e il miglioramento delle pratiche e tecnologie agricole. Ma richiederà anche un cambiamento verso diete più vegetariane, secondo Springmann. Come ha fatto notare Palmer, “la ricerca dimostra in maniera consistente che ridurre drasticamente il consumo di cibo di origine animale e mangiare prevalentemente cibi di origine vegetale è una delle cose più potenti che possiamo fare per ridurre il nostro impatto sul pianeta nel corso della nostra vita, in termini di energia richiesta, terra utilizzata, emissioni di gas serra, acqua utilizzata e agenti inquinanti prodotti”.
Come una dieta a base di carne influenza l’ambiente
Per fornire un esempio di come il cibo animale si rapporti a quello di origine vegetale in termini di effetti ambientali, considerate che “il manzo è oltre 100 volte più intensivo dei legumi in termini di emissioni”, ha aggiunto Springmann. “Questo perché una mucca ha bisogno, in media, di 10kg di foraggio, spesso cereali, per aumentare di 1kg di peso e quel foraggio richiederà acqua, terra e fertilizzanti per crescere”, ha precisato. Inoltre, le mucche emettono metano, potente gas serra, durante la digestione, il che fa produrre alle mucche e ad altri ruminanti, come le pecore, grandi emissioni.
Adottare diete di origine vegetale potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del sistema alimentare di oltre la metà, secondo lo studio. Una dieta prevalentemente vegetariana potrebbe anche ridurre anche altri effetti ambientali, come quelli dei fertilizzanti, e risparmiare fino ad ¼ di acqua dolce e terra coltivabile, secondo Springmann. Palmer ha spiegato che “i legumi, come fagioli, lenticchie e piselli, sono le fonti di proteine più sostenibili sul pianeta. Richiedono quantità molto piccole di acqua per crescere, possono crescere in climi secchi e rigidi, crescono nelle nazioni povere, forniscono sicurezza alimentare e agiscono come un fertilizzante naturale, catturando l’azoto dall’aria e fissandolo nel suolo. Quindi, c’è meno bisogno di fertilizzanti sintetici. Questi sono i tipi di fonti proteiche su cui dobbiamo fare affidamento più spesso”.
Dieta flexitarian: il compromesso salutare per l’uomo e il pianeta
Palmer ha spiegato che “sebbene le diete vegane, seguite dalle diete vegetariane, siano collegate ai minori effetti ambientali, non tutti sono interessati ad adottare questi stili di vita. Ma tutti possono mangiare di più con una dieta flexitariana. Non significa dover rinunciare completamente alla carne, ma ridurre notevolmente il suo consumo”.
Diventare flexitariani
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