Sull’uso sempre più frequente degli antibiotici, ritenuto eccessivo da più parti, c’è un dibattito in corso ormai da tempo. Il problema sta nel fatto che sul lungo periodo i batteri potrebbero
sviluppare una maggiore resistenza ai medicinali. Un nuovo studio danese condotto su dei giovani in Danimarca ha evidenziato un altro rischio associato, ovvero quello di sviluppare malattie mentali; il risultato è stato pubblicato su JAMA Psychiatry. Lo studio si è basato su alcune teorie recenti che vedevano un collegamento tra l’interazione funzionale tra infezione, microbioma intestinale e malattia mentale. In base ai dati forniti dal Registro di ricerca centrale psichiatrica danese, la ricerca in questione ha preso in esame diversi casi del 1995 in cui diversi minori di 17 anni avevano presentato malattie mentali.
Gli esperti hanno teorizzato che il microbioma intestinale e la comunità batterica ivi contenuta inviano segnali direttamente al cervello. E questi influenzano lo stato d’animo di ogni individuo, facendo così pensare ad una correlazione con eventuali malattie mentali. Già altri studi di laboratorio su animali avevano portato verso queste idee, in particolare visto il comportamento dei topi trattati con antibiotici. Risale ad esempio allo scorso anno un altro studio in cui i ricercatori hanno individuato un raro tipo di batterio intestinale noto come GABA, o KLE1738, contenente un composto neuroattivo che influisce sul sistema nervoso centrale. Lo studio condotto da Strandwitz ha evidenziato che a una maggiore presenza di tale composto corrisponde maggiore felicità e tranquillità negli individui, ma la ricerca in questione si è basata solo sull’analisi di 23 soggetti.
Si tratta per ora di studi isolati e sporadici, i cui risultati non sono considerati validi dalla comunità scientifica, soprattutto visti gli esigui campioni utilizzati. La ricerca danese vuole essere una sorta di registro che a livello globale possa portare a raggiungere risultati più incisivi e certi.