Detiene il primato di corpo celeste più lontano mai esplorato in precedenza da un manufatto umano, è considerato un cimelio risalente alla nascita del Sistema Solare e, grazie allo sguardo acuto di New Horizons, le sue caratteristiche stanno pian piano emergendo dalle pieghe remote del cosmo: sono questi i tratti salienti di Ultima Thule, l’oggetto della Fascia di Kuiper (Kbo) che la sonda della Nasa ha sorvolato lo scorso 1° gennaio, dopo aver totalizzato una distanza record dalla Terra pari a 6,5 miliardi di chilometri. L’invio dei dati del fly-by – spiega Global Science – è ancora in corso e sarà completato nell’estate del 2020, ma con il materiale già a disposizione i planetologi hanno potuto iniziare a farsi un’idea più chiara del Kbo, che ufficialmente è classificato con il codice 2014 Mu69. Il team della missione ha illustrato i risultati delle indagini sinora condotte proprio ieri, durante il primo giorno della 50° Lunar and Planetary Science Conference, in corso in Texas (presentazione: “New Horizons: Beyond Pluto – Revealing the First Primordial Planetesimal” – nella foto in alto, la slide relativa alla geologia, credits: K. Runyon).
Le prime osservazioni, svolte quando New Horizons era ancora in viaggio, avevano evidenziato che Ultima Thule aveva una singolare struttura binaria, vagamente simile a quella di un pupazzo di neve. Dopo il sorvolo, gli scienziati hanno avuto la conferma della presenza di due componenti, ma hanno constatato che la loro forma era differente rispetto a quanto ipotizzato: il Kbo, lungo 35 chilometri, è costituito da un lobo piatto e largo, simile ad una frittella, e da uno più piccolo e tondeggiante, che può ricordare una noce ammaccata. Gli scienziati, che hanno ricondotto il look di Ultima Thule alla fase in cui il Sistema Solare era popolato da planetesimi in accrescimento, ritengono che anticamente le due componenti dell’oggetto abbiano orbitato l’un l’altra e che poi sia intervenuto qualche fattore esterno a farle unire, ma senza eventi traumatici. Il Kbo, inoltre, presenta una superficie caratterizzata da numerose strutture geologiche, quali chiazze brillanti, rilievi, fosse, avvallamenti e crateri; questi ultimi, in particolare, hanno suscitato l’interesse dei geologi in quanto potrebbero essere riconducibili non tanto all’impatto di oggetti esterni, ma, ad esempio, alla sublimazione del ghiaccio di superficie.
Per completare l’identikit, i dati di New Horizons hanno fornito agli studiosi anche una serie di informazioni circa il colore e la composizione chimica del Kbo. Il ‘colorito’ di Ultima Thule, infatti, è piuttosto vistoso: il corpo celeste è simile ad altri Kbo ed è di un rosso acceso, anche più intenso rispetto a Plutone. L’analisi spettrale del corpo celeste, invece, ha evidenziato la presenza in superficie di molecole organiche, metanolo e ghiaccio d’acqua. La sonda della Nasa, dopo aver fatto visita ad Ultima Thule, ora si trova a 6,6 miliardi di chilometri dalla Terra e sfreccia ad una velocità di 53mila chilometri all’ora; è perfettamente operativa e prosegue il suo viaggio nella Fascia di Kuiper, dove effettuerà osservazioni di altri Kbo e mappature delle polveri e delle radiazioni cariche di particelle.