Alle 19 (le 20 in Italia) si consuma a Westminster l’ennesimo momento della verità. Dopo il voto con il quale ha respinto per la seconda volta l’accordo per la Brexit, la Camera dei Comuni è chiamata è decidere se procedere o meno con l’opzione ‘no deal‘, vale a dire l’uscita senza accordo dalla Ue. Il voto si applica però alla sola scadenza del 29 marzo, la data ufficiale fissata per legge. Il testo della mozione presentata dal governo recita infatti che i Comuni “rifiutano di approvare l’uscita dall’Unione europea il 29 marzo senza un accordo di recesso e una cornice per le future relazioni“. L’approvazione della mozione del governo non esclude quindi un’uscita ‘disordinata’ in una data successiva al 29 marzo. A differenza del voto di martedì, per il quale è stato determinante il parere negativo dell’avvocato generale dello Stato Geoffrey Cox sulle ultime aperture fatte dalla Ue sulla questione del ‘backstop’, la premier Theresa May dovrebbe farcela agevolmente. Ai Comuni, salvo clamorose sorprese, c’è infatti un’ampia maggioranza trasversale contraria all’opzione ‘no deal’. E’ per questo che il calendario parlamentare messo a punto nelle scorse settimane prevede che giovedì i Comuni siano nuovamente chiamati a pronunciarsi sulla Brexit, per decidere se chiedere una proroga dell’Articolo 50.
PROSSIMI STEP – In caso di voto favorevole alla mozione, Londra chiederà formalmente all’Unione europea un “breve” rinvio dell’uscita, in modo da guadagnare tempo, senza dover prendere parte alle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento. La parola passerebbe quindi ai 27 leader della Ue, che nel vertice in programma il 21 e 22 marzo potranno accogliere la richiesta britannica, disinnescando (per il momento) lo spauracchio del ‘no deal’. I leader Ue potrebbero anche decidere di accogliere la richiesta britannica di una proroga, ma non per un breve periodo, bensì per un tempo più lungo.
IL RINVIO – A questo punto, se Londra accetterà la controproposta europea, si avrà comunque un rinvio della Brexit. Al contrario, se l’ala oltranzista dei Tories dovesse bocciare la controproposta Ue, si arriverebbe ad una fase di stallo, la stessa alla quale si giungerebbe direttamente nel caso in cui i Comuni dovessero bocciare nel voto di giovedì la mozione per l’estensione dell’Articolo 50. Il rompicapo della Brexit si farebbe, se possibile, ancora più complicato.
TRE SCENARI – Gli scenari prevedibili sono sostanzialmente tre: una Brexit senza accordo; un secondo referendum; un nuovo voto (il terzo) sull’accordo della premier May. Di nuovo, in caso di voto favorevole all’accordo, si procederebbe ad una Brexit ‘ordinata’, il 29 marzo. In caso di ennesima bocciatura dell’accordo, lo scenario ‘no deal’ diventerebbe a questo punto inevitabile. A meno che la Ue, all’ultimo minuto, non facesse delle consessioni sul ‘backstop’ tali da convincere la riottosa maggioranza parlamentare della May. L’accordo verrebbe quindi approvato dai Comuni, probabilmente pochissimi giorni (o ore) prima che l’orologio della Brexit segni inevitabilmente la sua ora alla mezzanotte del 29 marzo.