Brexit: sì a richiesta di rinvio, bocciato il referendum bis

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Il Parlamento britannico ha bocciato l’emendamento per un secondo referendum sulla Brexit (con 85 voti favorevoli e 334 contrari) ma ha detto sì invece alla mozione per prorogare l’applicazione dell’articolo 50 (con 412 voti a favore e 202 contrari).
La mozione, presentata dal governo di Theresa May, precisa che se il parlamento approverà entro il 20 marzo l’accordo di divorzio concordato con Bruxelles, allora il governo di Londra chiederà all’Unione europea un rinvio della Brexit fino al 30 giugno. Tale periodo servirà per approvare le leggi necessarie ad un’uscita ordinata dall’Ue. Il testo fa poi notare che se l’accordo di divorzio verrà nuovamente bocciato a Westminster, allora “è altamente probabile” che il Consiglio europeo chieda “una chiaro obiettivo” per il rinvio, anche per determinarne l’estensione. La mozione fa anche notare che ogni estensione oltre il 30 giugno comporterà la partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee del 26 maggio.
L’emendamento bocciato, che era stato presentato da deputati dell’opposizione, del nuovo gruppo degli Indipendenti ed alcuni conservatori europeisti, chiedeva il rinvio dell’uscita dall’Ue per il tempo sufficiente ad indire un secondo referendum sulla Brexit. Presentato dalla deputata Sarah Wollaston, che ha recentemente lasciato i Tories per entrare nel nuovo gruppo Indipendente dove siedono anche ex laburisti, l’emendamento aveva ricevuto il sostegno dei Liberaldemocratici. I laburisti hanno però scelto l’astensione, ritenendo che non fosse il momento giusto per parlare di un secondo referendum.
Bocciato anche, con un margine ristretto di 314 voti contro 311, un emendamento che chiedeva il rinvio dell’uscita dall’Ue e affidava al Parlamento il compito “trovare una strada che possa assicurarsi il sostegno della maggioranza“.
Se la Gran Bretagna chiederà un’estensione per lasciare l’Unione europea, servirà un “accordo unanime” da parte degli stati membri per accogliere la richiesta, come ha spiegato un portavoce della Commissione europea. “Spetterà” agli stati membri “prendere in considerazione tale richiesta, dando priorità alla necessità di assicurare il funzionamento delle istituzioni dell’Ue e tenendo conto delle ragioni e della durata di una possibile estensione“, aggiunge il portavoce, sottolineando che il presidente della commissione Jean-Claude Juncker “è in costante contatto con tutti i leader“. I leader dell’Ue si incontreranno a Bruxelles il 21 e 22 marzo. In quella circostanza è attesa una decisione su una proroga della Brexit oltre la data prevista del 29 marzo.
L’attacco di Trump – “Ho esposto al primo ministro” Theresa May “le mie idee su come negoziare, lei non ha ascoltato. Ma le trattative avrebbero potuto essere condotte in maniera diversa“. Così Donald Trump sulla Brexit. “Non farò commenti sulla Brexit, è una questione complessa che sta lacerando un paese. Anzi, sta lacerando molti paesi. E’ un peccato che debba andare così“, esordisce Trump, che poi però non si sottrae alle domande. “Non è che io fossi un sostenitore della Brexit. Io ho detto che si sarebbe verificata e avevo ragione, mentre la gente rideva. La gente era sorpresa dalla mia previsione, il presidente Obama aveva predetto il contrario. Sono sorpreso da quanto siano andate male le cose dal punto di vista delle trattative“, dice ancora Trump spingendosi a dire che “è una vergogna il modo in cui è stato gestito“. Non è la prima volta che Trump ‘rimprovera’ la premier britannica per non averlo ascoltato: la scorsa estate non aveva mancato di esprimere le sue critiche al suo operato durante un’intervista rilasciata durante la sua visita a Londra.

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