Il nostro clima ha modellato la vita sulla Terra per migliaia di anni. La combinazione di atmosfera, oceani, terre, ghiaccio e la vita sul nostro pianeta che agisce sotto il potere del sole crea il clima in cui viviamo. L’atmosfera della Terra è uno strato sottile in termini relativi come la buccia di una mela, avvolto intorno al pianeta. È prevalentemente costituita da azoto e ossigeno, ma contiene anche altri gas serra, come l’anidride carbonica (CO?), che intrappolano il calore del sole e mantengono un calore sufficiente a far prosperare la vita sul pianeta. Il tutto in un equilibrio perfetto.
Il problema è che anche l’anidride carbonica generata dalle attività umane rimane intrappolata nell’atmosfera, aumentando le temperature globali e alterando quell’equilibrio necessario a mantenere il clima migliore per la vita sulla Terra. Ecco perché oggi milioni di giovani sono scesi in piazza in tutto il mondo per chiedere ai leader mondiali un futuro e un pianeta migliore in cui poter vivere e un impegno serio e concreto per salvare la Terra dai cambiamenti climatici.
Il fisico irlandese John Tyndall nel 1864 dimostrò che la CO? e il metano nell’atmosfera bloccano la radiazione infrarossa e quindi contribuiscono al riscaldamento, noto come effetto serra. Satelliti e stazioni di monitoraggio indicano che le emissioni di carbonio stanno aumentando e così anche il riscaldamento globale. E tutto questo altera quella stabilità che esiste da secoli. Stiamo esaurendo il tempo a disposizione per poter agire in maniera efficace sulla questione. Alcuni scienziati hanno avvisato che abbiamo meno di 30 anni per controllare il nostro destino.
Il riscaldamento ha subito un’accelerazione negli ultimi decenni, così tanto che le temperature sono aumentate di oltre 1°C rispetto all’epoca pre-industriale. Tutto è cambiato dalla metà del XVIII secolo in poi, con la scoperta di nuovi fonti di combustibili (carbone, petrolio e gas) e del motore a combustione, che ha trasformato le economie e le società. Questo aumento potrebbe sembrare piccolo, ma se continuiamo nel modo in cui stiamo vivendo ora, affronteremo un aumento di almeno 3°C in questo secolo, il che renderebbe il mondo quasi inabitabile, per non parlare dello scioglimento delle calotte polari e dell’aumento dei mari che ne deriverebbe. Quindi non possiamo permetterci di restare con le mani in mano ed è per questo che, ispirati dall’attivista svedese di 16 anni Greta Thunberg, i giovani di tutto il mondo chiedono un’azione immediata per combattere i cambiamenti climatici.
Il riscaldamento globale è la più grande minaccia per il futuro degli esseri umani, degli animali e delle piante. C’è la necessità di ridurre i gas serra per evitare danni irreparabili a tutte le specie che abitano il pianeta, attraverso un processo chiamato decarbonizzazione. Si tratta di ridurre le emissioni di carbonio, intrappolare la CO? attraverso gli ecosistemi naturali come paludi e foreste e immagazzinarla in vecchie miniere e giacimenti di gas esauriti. Potrebbe persino includere l’aspirazione di carbonio dall’atmosfera, se sarà sviluppata una tecnologia adatta. E ci sono centinaia di modi in cui condurre la decarbonizzazione, che vanno dal passaggio ai veicoli elettrici alla generazione dell’elettricità dall’energia solare ed eolica al ridurre gli sprechi alimentari e la plastica. Utilizzare l’energia in maniera efficiente e ridurre l’uso di energia svolgono importanti ruoli in questo processo. Il fattore che contribuisce maggiormente alle emissioni sono i combustibili fossili, utilizzati per la guida di auto e mezzi pesanti, per la generazione di elettricità, per il riscaldamento degli edifici e per il funzionamento dell’industria pesante.
L’Accordo di Parigi del 2015 è stato un grande traguardo per il mondo con 174 Paesi che hanno firmato per un piano di azione globale per mettere il mondo sulla strada per evitare i cambiamenti climatici, limitando il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e perseguendo gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. Gli esperti mondiali dichiarano che rimangono solo una dozzina di anni per contenere il riscaldamento globale ad un massimo di 1,5°C. Persino un aumento di mezzo grado centigrado in più peggiorerebbe notevolmente il rischio di siccità, alluvioni, caldo estremo e povertà per centinaia di milioni di persone.
Un mondo a 1,5°C?
Limitare il riscaldamento a 1,5°C richiede la riduzione del 45% delle emissioni di CO? causate dall’uomo entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 e raggiungere lo zero entro il 2050 circa. Tutto questo richiede cambiamenti drastici e rapidi del modo in cui viviamo. In caso di successo, secondo un rapporto dell’ONU, “l’aumento globale del livello dei mari sarebbe ridotto di circa 10cm entro il 2100. Rallentare l’aumento del livello del mare può ridurre gli impatti degli uragani e dare alle persone che vivono su isole e coste più tempo per adattarsi. Si estinguerebbero meno specie e gli ecosistemi manterrebbero più servizi per gli umani, come fornire cibo ed acqua. Gli oceani si riscalderebbero meno di 2°C, riducendo il rischio per la pesca e gli ecosistemi. Alcune barriere coralline sopravvivrebbero, invece di essere quasi o completamente spazzate via. Il rischio di siccità, carenza di cibo, inondazioni, morti dovute al caldo sono ridotti sotto un riscaldamento 1,5°C”.
Un mondo a 2°C?
Significherebbe la fine delle barriere coralline che promuovono la vita marina e proteggono le regioni costiere, la scomparsa di molte isole poco elevate nel sud del Pacifico, la desertificazione su ampie zone dell’Africa, l’aumento di carestie, malattie infettive, migrazione e moltissimi altri effetti negativi.
Eventi meteo estremi ed estinzione di massa
Il meteo è per sua natura imprevedibile: le tempeste possono essere parte normale dell’inverno, violenti temporali possono esplodere dopo un’ondata di caldo in estate. Ma gli esperti del clima ora sono in grado di collegare i cambiamenti climatici ad un particolare evento meteo, come un’ondata di caldo, grazie ad una scienza basata sull’analisi delle temperature registrate. Inoltre, ogni modello climatico derivato dall’utilizzo dei supercomputer indica che la maggior parte dei posti nel mondo avrà maggiori probabilità di avere eventi meteo estremi mentre la Terra continua a scaldarsi.
E se non fosse abbastanza, la combinazione del declino delle specie e del riscaldamento significherebbe avviare la Terra verso il catastrofico collasso degli ecosistemi. L’“annientamento biologico” di animali e piante selvatiche degli ultimi decenni è più grave di quanto precedentemente temuto dal momento che cambiamenti climatici, agricoltura intensiva e urbanizzazione hanno il loro costo.
Dovremmo aver paura?
Le promesse di un’azione ci sono ma i campanelli di allarme continuano a suonare e diventano sempre più forti anno dopo anno. Le emissioni di gas serra indotte dall’uomo hanno raggiunto il massimo storico lo scorso anno e recentemente è stato stabilito un nuovo record per il livello di anidride carbonica. Quello che colpisce di più è che sia avvenuto così presto nell’anno. Solitamente i livelli di CO? raggiungono il picco a maggio, quando le vaste foreste settentrionali del Nord America e dell’Asia iniziano a rinverdire. Le cifre sono in linea con le previsioni degli scienziati di un pianeta che si dirige verso un pericoloso e irreversibile punto di non ritorno. Non si è allarmisti nell’avvisare della potenziale devastazione che ci attende, soprattutto per quanto riguarda scarsità di acqua e cibo (basta guardare gli effetti della siccità e delle ondate di calore su gran parte dell’emisfero settentrionale lo scorso anno).
Dalla paura alle azioni
La tecnologia per ridurre drasticamente le emissioni è ampiamente disponibile. Anche utilizzare le risorse naturali potrebbe avere un enorme impatto. Dovremmo mettere da parte la paura e perseguire la decarbonizzazione in maniera collettiva e urgente perché sarebbe meglio per l’economia e per la salute dei cittadini e proteggerà i nostri fragili ecosistemi. Il costo dell’energia rinnovabile sta scendendo, rendendola più realizzabile e senza enormi costi. Per tutte queste ragioni Greta Thunberg e i milioni di giovani di tutto il mondo scesi in piazza stanno facendo sentire le loro voci. “La nostra casa è in fiamme. Non voglio che siate speranzosi, voglio che abbiate paura. E poi voglio che agiate”, ribadisce Greta.
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