L’aumento del livello del mare visto come indicatore di benessere della Terra: questo è quanto rilevato da un team di scienziati dell’Università di Wollongong in Australia che ha studiato il carbonio immagazzinato in oltre 300 barriere salmastre in 6 continenti, raccogliendo i dati degli ultimi 6.000 anni.
Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, gli scienziati hanno scoperto che in tutte le epoche l’innalzamento del livello del mare, aveva una correlazione diretta con la salute del nostro pianeta, nello specifico, con la quantità di anidride carbonica (Co2) che queste zone umide della costa possono catture e immagazzinare.
La Co2 è considerata in gran parte responsabile dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. La capacità delle paludi di marea fangose ??di trattenere il carbonio, spiega l’autore principale dello studio, Kerrylee Rogers, “ha un duplice vantaggio: rimuove la Co2 dall’atmosfera, mitigando le emissioni di gas serra, e il carbonio organico accumulato aumenta l’altezza delle zone umide con l’innalzamento del livello del mare“. Secondo lo studio le paludi salmastre sulle coste dell’Australia, della Cina e del Sud America potrebbero essere i “giganti addormentati del sequestro del carbonio“.
Raddoppiare il “sequestro” di carbonio che queste aree sono grado di fare equivarrebbe a togliere più di un milione di automobili dalla strada. “Lo sdoganamento e la bonifica di queste zone umide” potrebbero compromettere i benefici di questo fenomeno, ha dichiarato Rogers secondo cui “la conservazione delle zone umide costiere è fondamentale per il sequestrare il carbonio e mitigare i cambiamenti climatici“.