Ciclone Idai, appello dell’Unicef: 1,5 milioni di bambini hanno bisogno d’aiuto

L'Unicef a fianco della causa umanitaria a seguito della catastrofe del ciclone Idai: "le vite di milioni di bambini e famiglie sono in gioco"
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A causa del ciclone Idai sono andate perdute troppe vite umane, case, ospedali ma non si può perdere la speranza: questo è l’intento dell’associazione benefica Unicef da sempre impegnata nell’aiuto umanitario delle giovani vite a rischio.

Sono 3 milioni secondo le stime le persone, più della metà delle quali bambini, in urgente bisogno di assistenza umanitaria in Malawi, Mozambico e Zimbabwe a seguito della catastrofe la peggiore che abbia colpito l’Africa meridionale in almeno due decenni.
Questo è quanto si legge in un comunicato dell’Unicef, che lancia un appello atto alla raccolta di 122 milioni di dollari per sostenere la risposta umanitaria nei prossimi nove mesi a favore dei bambini e delle famiglie, devastate dalla tempesta e dalle sue conseguenze. In Mozambico, il paese più colpito, conta 1,85 milioni di persone di cui un milione di bambini con un disperato bisogno di assistenza.
A Beira, una delle città più flagellate, sono stati gravissimi i danni alle infrastrutture dovuti alle inondazioni delle aree urbane perché l’acqua non trovato punto di scarico.
Nei danni dovuti alla calamità si aggiungono anche quelli ai raccolti, che hanno distrutto il 50% della produzione agricola annuale del Mozambico.
Ed oltre al Mozambico il grave conteggio non si arresta: In Malawi sono state colpite più di 869.000 persone, tra cui 443.000 bambini, con oltre 85.000 sfollati e infine nello Zimbabwe più di 270.000 metà delle quali sono bambini.

L’enorme portata della devastazione causata dal Ciclone Idai sta diventando sempre più chiara – riporta il Direttore generale dell’Unicef Henrietta Fore, che ha effettuato una missione a Beira la scorsa settimana- le vite di milioni di bambini e famiglie sono in gioco, e abbiamo urgente bisogno di organizzare una risposta umanitaria rapida ed efficace in tutti e tre i paesi“.

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