“Adesso non si può più dire male di Greta perché mi hanno detto che ha la sindrome di Asperger, cioè è malata di autismo, allora a quel punto il politically correct e anche il buon senso mi vietano di dire quello che avrei detto se fosse stata sana: che l’avrei messa sotto con la macchina. Ma non si può dire“. La giornalista Maria Giovanna Maglie, ospite ieri a Un giorno da pecora, il programma di Rai Radio1, ha risposto così a una domanda su Greta Thunberg, la sedicenne svedese diventata l’icona mondiale delle proteste ambientaliste dei giovani. Oggi su Twitter la giornalista ha fatto mezzo passo indietro chiarendo il senso di quella che ha definito “una battuta durante una trasmissione di satira e di scherzo come ‘Un giorno da pecora’. La mamma dell’esercito del #politicallycorrect è sempre #incinta“.
E dopo le polemiche partite sui social in merito alla vicenda, Maria Giovanna Maglie è tornata sul suo intervento su Greta Thunberg in una lettera al sito Dagospia: “Io ho osato fare una battuta, che può far ridere o meno, non mi pare questo il punto, che poi é una frase che a Roma si dice sempre, ‘te metterei sotto co’ la machina’, specificando poi che lo farei anche con altri che mi stanno antipatici e mi basterebbe naturalmente un colpetto su un piede, nessun omicidio. Solo che ho osato toccare la ragazzina simbolo del politically correct. Una gigantesca macchina di propaganda della quale è il terminale sfruttato e strumentalizzato, e che viene raccontata bene in alcuni articoli evidentemente non letti o tenuti nascosti, che ha mandato ieri in piazza milioni di bambini e ragazzi per i quali, guardare le interviste, il cambio di clima e’ conseguenza dello spread e simili amenità“.
“Naturalmente – scrive ancora la giornalista – la giornata dedicata al pericolo che incombe non poteva essere una domenica, meglio un bello sciopero di giorno feriale, meglio se il giorno prima del fine settimana. Repubblica.it ha pensato bene di rilanciare la mia battuta come il caso del giorno. Mi sono presa e mi sto prendendo la mia dose di insulti livorosi e sanguinosi, che partono da Craxi per arrivare a Salvini, vecchi e nuovi tiranni invisi al mondo; insulti che non brillano per argomentazioni, tutto una ciccia e merda, evidentemente si parla di ciò che si conosce, e minacce di morte, che evidentemente però a differenza della mia battuta sono legittimi e giustificati. Per fortuna ci sono anche molte persone sensate a popolare i social”. “Quanto a me, ringrazio i giornaloni per l’attenzione per la mia modesta persona. Non ho incarichi pubblici, non ho trasmissioni televisive, come mai quello che dico è considerato così grave e pericoloso?“, conclude.
“I milioni di giovani che sono scesi in piazza saranno pure dei ‘gretini’ , ma chi li ha attaccati è un cretino.” lo dichiara Angelo Bonelli coordinatore dell’esecutivo nazionale dei Verdi rispondendo alle critiche mosse nei confronti delle manifestazioni di ieri sul clima e a Greta che è stata l’artefice di queste mobilitazioni. “Accade che senza alcun pudore Daniela Santanchè – continua l’esponente dei Verdi – definisca sui suoi canali social una buffonata il corteo sul clima prendendosela poi con la canzone Bella Ciao modificata in versione ambientalista, sulla stessa linea il capo della Lega Salvini che anche lui se la prende con la canzone dei partigiani aggiungendo che a manifestare erano i soliti noti, come se un milione di giovani fossero i soliti noti. Poi c’è il sindacalista Bentivogli che sul quotidiano Il Foglio dice che non possiamo regalare la terra agli ambientalisti fricchettoni, e che dire di Rita Pavone che definisce Greta un personaggio da film Horror per poi correggersi malamente dicendo che se avesse saputo che aveva la sindrome di Asperger non avrebbe detto quelle parole, come se bullizzare una sedicenne fosse normale a prescindere dalla sua malattia. Infine arriva la Maglie che Greta vorrebbe metterla sotto con la macchina”.
“Questo è uno spaccato culturale dell’Italia che in questi anni ha impedito che nel nostro Paese vi fosse quel processo di modernizzazione, innovazione e conversione ecologica di modelli produttivi obsoleti e inquinanti“, conclude Bonelli.