“Adesso non si può più dire male di Greta perché mi hanno detto che ha la sindrome di Asperger, cioè è malata di autismo, allora a quel punto il politically correct e anche il buon senso mi vietano di dire quello che avrei detto se fosse stata sana: che l’avrei messa sotto con la macchina. Ma non si può dire“. La giornalista Maria Giovanna Maglie, ospite ieri a Un giorno da pecora, il programma di Rai Radio1, ha risposto così a una domanda su Greta Thunberg, la sedicenne svedese diventata l’icona mondiale delle proteste ambientaliste dei giovani. Oggi su Twitter la giornalista ha fatto mezzo passo indietro chiarendo il senso di quella che ha definito “una battuta durante una trasmissione di satira e di scherzo come ‘Un giorno da pecora’. La mamma dell’esercito del #politicallycorrect è sempre #incinta“.
“I milioni di giovani che sono scesi in piazza saranno pure dei ‘gretini’ , ma chi li ha attaccati è un cretino.” lo dichiara Angelo Bonelli coordinatore dell’esecutivo nazionale dei Verdi rispondendo alle critiche mosse nei confronti delle manifestazioni di ieri sul clima e a Greta che è stata l’artefice di queste mobilitazioni. “Accade che senza alcun pudore Daniela Santanchè – continua l’esponente dei Verdi – definisca sui suoi canali social una buffonata il corteo sul clima prendendosela poi con la canzone Bella Ciao modificata in versione ambientalista, sulla stessa linea il capo della Lega Salvini che anche lui se la prende con la canzone dei partigiani aggiungendo che a manifestare erano i soliti noti, come se un milione di giovani fossero i soliti noti. Poi c’è il sindacalista Bentivogli che sul quotidiano Il Foglio dice che non possiamo regalare la terra agli ambientalisti fricchettoni, e che dire di Rita Pavone che definisce Greta un personaggio da film Horror per poi correggersi malamente dicendo che se avesse saputo che aveva la sindrome di Asperger non avrebbe detto quelle parole, come se bullizzare una sedicenne fosse normale a prescindere dalla sua malattia. Infine arriva la Maglie che Greta vorrebbe metterla sotto con la macchina”.
“Questo è uno spaccato culturale dell’Italia che in questi anni ha impedito che nel nostro Paese vi fosse quel processo di modernizzazione, innovazione e conversione ecologica di modelli produttivi obsoleti e inquinanti“, conclude Bonelli.