“Due giorni fa a Palazzo Chigi ho presentato il Piano nazionale per la sicurezza del territorio, insieme ai ministri dell’Ambiente Costa, per il Sud Lezzi e dell’Agricoltura Centinaio. Si tratta del più grande piano di messa in sicurezza, lotta al dissesto idrogeologico e prevenzione del nostro Paese, che per la prima volta ‘mette a sistema’, riportando a unità, una miriade di norme, interventi e risorse che fino ad oggi risultavano sparse. Abbiamo voluto chiamarlo ProteggItalia, perché lo consideriamo una vera e propria ‘terapia del nostro territorio’“. Così il premier Giuseppe Conte in una lettera a Repubblica, in cui parla di un “Piano che si regge su quattro pilastri: emergenza, prevenzione, manutenzione, semplificazione e rafforzamento della governance“. Il territorio italiano, fragile e debole di fronte agli imprevisti della natura sempre più frequenti, “ci ha fatto spesso piangere vittime per frane e alluvioni“. Conte ricorda che siamo di fronte a “un cospicuo finanziamento da 11 miliardi di euro per il triennio 2019-2021. Di queste risorse, 3,1 miliardi andranno a beneficio di sedici Regioni e delle Provincie autonome di Trento e di Bolzano per le quali è stato decretato lo stato di emergenza a causa del maltempo dell’ottobre e novembre scorsi“.
“ProteggItalia rappresenta la più grande opera di contrasto al dissesto idrogeologico e tutela del territorio mai messa in campo finora. Gli 11 miliardi stanziati per il piano, faranno ripartire tutti quei lavori strutturali e preventivi necessari alla messa in sicurezza del nostro Paese. Queste sono le grandi opere in cui l’Italia ha veramente bisogno di investire con la massima urgenza“, hanno precisato i senatori m5s della commissione ambiente al Senato. Verità incontrovertibile quella del governo, che però non si fa mancare le consuete polemiche nei confronti dei giornalisti: “Ci aspettavamo che i principali giornali italiani ieri riportassero la notizia e informassero i cittadini. Invece, come si evince anche dalla lettera inviata dal presidente Conte a Repubblica questa mattina, solo pochissimi quotidiani lo hanno fatto. Con questo Piano, il Governo dimostra di essere vicino alle nostre Regioni ed enti locali, da nord a sud. La tutela del nostro territorio non può piú aspettare“.
Si tratta, in sostanza, di una cifra ingente: 11 miliardi di euro totali per il triennio 2019-2021 che Regioni ed enti locali potranno utilizzare contro il dissesto idrogeologico ed il maltempo, di cui 3 miliardi di euro già disponibili per il 2019. Di questi 202,891 milioni di euro saranno destinati all’Abruzzo, come precisano i deputati e senatori abruzzesi del M5S. “Eravamo già intervenuti in legge di Bilancio appostando 2,6 miliardi (800 milioni per il 2019, 700 milioni per il 2020, 700 milioni per il 2021) che interesseranno le situazioni emergenziali, una delle tre funzioni a cui saranno destinati i fondi – proseguono -. Le altre due sono prevenzione e manutenzione. In particolare, 3 miliardi andranno alla Protezione civile, 4 miliardi al ministero dell’Ambiente per gli interventi strutturali contro il dissesto e 3,5 miliardi per la prevenzione che saranno successivamente ripartiti tra Regioni ed enti. Finalmente apriamo cantieri in tutta Italia per mettere in sicurezza il nostro territorio martoriato da anni di ingiustificata assenza da parte della politica. Passiamo finalmente da una visione solo emergenziale (che pure serve, a causa dell’incuria dei governi precedenti) ad una visione organica, preventiva e di manutenzione dell’esistente. L’Italia è un paese fragile, perché il 79% del suo territorio è a rischio idrogeologico. Per trasformare questa fragilità strutturale in un punto di forza economico e ambientale servono gli investimenti, che in passato sono mancati“, concludono i portavoce abruzzesi.
“Solo nel 2019 – ha precisato il premier Conte – mettiamo a disposizione 3 miliardi di opere concretamente e immediatamente cantierabili” contro il dissesto idrogeologico. Si tratta di opere che dovranno essere “subito cantierate” e dunque, “entro fine aprile, da parte delle competenti amministrazioni saranno sottoposti alla cabina Strategia Italia e al Cipe i progetti urgenti e immediatamente cantierabili. I piani saranno il risultato della collaborazione e delle proposte degli enti locali interessati”. Per le 17 regioni che tra ottobre e novembre dello scorso anno sono state colpite da maltempo devastante, il governo ha stanziato 3,1 miliardi per i prossimi 3 anni. Nello specifico, dei 3,1 miliardi, 2,6 previsti nella legge di bilancio sono già stati ripartiti tra 16 regioni e le province autonome di Trento e Bolzano mentre altri 524 milioni sono stati recuperati dal decreto fiscale e dovranno essere successivamente assegnati.
ECCO LE CIFRE REGIONE PER REGIONE
Sono previsti 800 milioni per il 2019 e 900 milioni per il 2020 e 2021. Buona parte dei fondi, quasi 756 milioni in totale nei 3 anni, andranno al Veneto, seguito da Liguria (333 milioni), Friuli Venezia Giulia (277 milioni), Abruzzo (202 milioni), Emilia Romagna (135 milioni) e provincia autonoma di Trento (133 milioni). I fondi arriveranno al Dipartimento della Protezione Civile che a sua volta li assegnerà ai commissari per l’emergenza delle singole regioni. Infine, attendendo la ripartizione dei 524 milioni stanziati dal decreto fiscale, il provvedimento stanzia per i prossimi 3 anni ben 81 milioni per la provincia autonoma di Bolzano, 116 milioni per la Calabria, 83 milioni per il Lazio, 97 milioni per la Lombardia, 66 milioni per la Sardegna, 221 milioni per la Sicilia, 68 per la Toscana, 11 per la Basilicata, 4,7 per il Piemonte, 9,8 per il Molise, 3 per l’Umbria, 290mila euro per la Valle d’Aosta.
Numeri che fanno ben sperare e ci portano, forse, verso il futuro e verso una maggiore sicurezza di fronte agli eventi che il clima e i terremoti ci ‘regalano’ con sempre maggiore frequenza. Sperando, ovviamente, che i buoni propositi di questo piano che sembra davvero un grande passo avanti per l’Italia, non si perdano nei meandri della ‘burocrazia all’italiana‘ che ha poteri inversi rispetti a quelli di Re Mida: trasforma l’oro in metallo comune.