Global Strike for Future: oggi “un milione di studenti in piazza” in tutta Italia

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Oggi, in occasione del Global Strike for Future, in quasi 200 città italiane, giovani, studenti, e non solo, hanno riempito le piazze e le strade per manifestare contro il cambiamento climatico e richiedendo un impegno serio e concreto da parte della politica per salvare la Terra. I giovani che oggi sono in piazza insieme alla Rete degli Studenti Medi e all’Unione degli Universitari in adesione a Fridays For Future per chiedere un futuro e un pianeta sano per viverlo sono centinaia di migliaia, forse un milione in tutta Italia, sottolineano gli organizzatori: “Una mobilitazione del genere lancia un segnale inequivocabile: siamo una generazione che chiede a gran voce di essere educata all’unico cambiamento possibile, un modello di sviluppo diverso,” dichiara Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli studenti Medi.

Particolarmente partecipata e colorata la manifestazione a Roma, in Piazza della Madonna di Loreto, dove si è svolto un sit-in con migliaia di studenti, bambini e cittadini. Palloni gonfiabili a forma di pianeta Terra, striscioni, bandiere e soprattutto tanti cartelli con scritto: “Aridatece la neve“, “Winter is not coming“, “Se il clima fosse una banca lo avrebbero già salvato“, “Ci siamo rotti i polmoni“, “Io volevo un cambio di prof. di spagnolo non un cambio di clima“, “Daje Greta salviamo ‘sto pianeta“, “Siamo con l’acqua alla gola“.
Cortei e iniziative di protesta si sono svolte in tutta la Penisola, da Milano a Torino, da Bologna a Napoli, da Venezia a Palermo.

“Global Strike for Future”, oggi l’evento planetario

Oggi, venerdì 15 Marzo 2019, è in programma il “Global Strike for Future“, una vera e propria mobilitazione su scala mondiale che avrà luogo in 1.300 città e 98 Paesi: studenti, attivisti, volontari manifesteranno fuori dai municipi e dai Parlamenti nazionali per chiedere ai governi di agire per fermare i cambiamenti climatici.

L’Italia è tra le nazioni più attive con le sue 109 piazze, insieme a Usa (117) e Germania (141), ma la protesta climatica sarà anche in Svezia, Regno Unito, Australia, Uruguay, Cina, Tanzania, Vanuatu, Cuba e Pakistan.

Se i paesi della Terra non prenderanno provvedimenti per limitare la diffusione dei gas serra, il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di 1,5 gradi tra appena 11 anni, nel 2030”: questo il monito sull’attuale situazione climatica da parte dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), organismo di controllo tecnico-scientifico delle Nazioni Unite.

L’obiettivo principale del movimento è convincere i leader politici di tutti i Paesi, semplicemente, “ad ascoltare gli scienziati” che hanno lanciato l’allarme sul cambiamento climatico, come ha detto Greta in un suo recente intervento a Bruxelles, e a rispettare gli impegni presi con l’Accordo alla Conferenza Onu sul clima di Parigi del 2015 di mantenere l’aumento della temperatura media dovuto al riscaldamento globale del Pianeta sotto 1,5 gradi centigradi entro questo secolo.
Alla politica, in tutto il mondo, si chiede di agire subito per limitare drasticamente le emissioni a effetto serra, perché ormai non c’è davvero più tempo da perdere. A livello europeo, la pressione dei giovani manifestanti ha un obiettivo diretto nei confronti dei leader dell’Ue, che si riuniranno in un vertice a Bruxelles il 21 e 22 marzo, e che hanno in agenda proprio la lotta al cambiamento climatico, insieme ad altri importanti temi come la Brexit.
Tra i governi dell’UE, Spagna, Danimarca, Svezia, Lussemburgo, Francia e Olanda si sono già dichiarati a favore di un’azione più determinata e ambiziosa per rispettare l’Accordo di Parigi, ma altri Paesi (in particolare quelli dell’Est) non sono dello stesso avviso.

Da cosa nasce il “Global Strike for Future”

L’iniziativa nasce dalla tenacia di Greta Thunberg, che si batte per chiedere una maggiore attenzione al clima e all’ambiente e per assicurare un futuro migliore alle nuove generazioni. La studentessa svedese di 16 anni, figlia di una cantante d’opera e di un attore, a partire dal 20 agosto 2018 ha iniziato a scioperare ogni venerdì di fronte al parlamento di Stoccolma, chiedendo attenzione sul tema a istituzioni e in generale agli abitanti del pianeta.
Molte associazioni e diversi studenti di Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Danimarca, Australia e Italia hanno iniziato a seguire la Thunberg scioperando ogni venerdì: è nato così il movimento internazionale “fridaysforfuture” che ha permesso alla studentessa svedese di parlare alla COP24, nel famoso discorso che ha scosso le coscienze del mondo.

L’esempio di Greta, da timida adolescente a icona dell’attivismo ambientale

Greta Thunberg ha iniziato dal 20 agosto 2018 a scioperare ogni venerdì di fronte al parlamento di Stoccolma, chiedendo di dare più importanza al problema climatico: in mano un cartello dipinto a mano che recitava la scritta “Sciopero della scuola per il clima“. Greta non immaginava che la sua protesta solitaria fuori dal parlamento svedese potesse diventare un movimento globale.
Pensavo di stare seduta per tre settimane e credo che nessuno pensava che ce l’avrei fatta, ma l’ho fatto, ma dopo non ero soddisfatta. Così ho iniziato il #FridaysForFuture e l’ho visto crescere lentamente giorno dopo giorno“, ha dichiarato alla Dpa la giovane.
Greta ha ispirato i giovani a spingere i politici a fare di più per affrontare il problema del climate change e limitare il global warming a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, l’obiettivo più ambizioso fissato nell’Accordo sul clima di Parigi nell’ambito della COP21.
Secondo 3 deputati del Partito della Sinistra Socialista norvegese, la sua iniziativa merita un Nobel per la pace.
Greta ha anche affrontato i leader mondiali al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, e alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite tenutasi lo scorso anno a Katowice, in Polonia.
Ho ricevuto un enorme sostegno da parte di tutto il movimento ambientalista e da tutti coloro che sono appassionati del clima: non sarebbe stato possibile senza di loro“, ha sottolineato Greta.

Ad ispirarle l’idea dello sciopero scolastico sono stati i ragazzi che hanno manifestato dopo il massacro alla scuola di Parkland in Florida, dove 17 studenti e membri dello staff sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco nel febbraio 2018, e Rosa Parks che nel 1955 rifiutò di cedere il posto a un uomo bianco sull’autobus a Montgomery, in Alabama, segnando la svolta del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti.

All’età di 11 anni Greta soffriva di depressione aggravata dalla presa di coscienza dei cambiamenti climatici e dalla percezione che non sia stato fatto abbastanza per affrontarli: per questo smise di mangiare, ma grazie all’aiuto dei genitori ha imparato a condividere le sue preoccupazioni. Greta e la sua famiglia hanno smesso di mangiare carne e non prendono più l’aereo, una rinuncia importante per la madre Malena Ernman, cantante d’opera.
Greta ha la sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro autistico: alla domanda su come questo influenzi il suo impegno per il clima, lei risponde, “se non avessi avuto l’Asperger, avrei cercato altri percorsi, probabilmente avrei lavorato con altre persone, ma ora non riesco a lavorare molto bene in gruppo. Ecco perché Fridays For Future non è un’organizzazione a livello internazionale ma è un hashtag, un movimento che pone l’accento sulla ricerca: abbiamo gli stessi obiettivi ma parliamo come individui o per diverse organizzazioni in diversi paesi“. “Bisogna cambiare la mentalità, non abbiamo molto tempo. Il cambiamento deve iniziare oggi“.

Dai ghiacci alla CO2, le conseguenze del cambiamenti climatico in atto

Dallo scioglimento dei ghiacci all’aumento del livello del mare dalla siccità alle ondate di calore, passando per gli eventi estremi, dall’incremento delle temperature medie, fino ai rischi per la salute umana: le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto sono diverse e ben riconosciute da studi e organizzazioni internazionali.
Nel dettaglio, ecco i principali effetti:

  • Il 2018 è stato il quarto anno più caldo mai registrato a livello globale (in Italia e in Europa il più caldo da quando si effettuano le registrazioni), con la temperatura media in gennaio più alta di 1,°C rispetto al 1900;
  • I gas serra, i principali responsabili dell’aumento delle temperature, sono in costante aumento dal 1900. Per 800.000 anni erano rimasti sotto il livello pre-industriale, ma ora la soglia è stata abbondantemente superata;
  • L’aumento delle temperature ha ridotto lo spessore della calotta al Polo Nord dai 3,6 metri del 1975 agli 1,25 attuali. Al Polo Sud la calotta si è ridotta di 1.500 km quadrati tra il 2010 ed il 2016. Secondo alcune stime, in Italia la superficie dei ghiacciai è diminuita del 30% nell’arco degli ultimi 50 anni.
  • Secondo alcuni studi pubblicati su Nature a inizio anno, si è potrebbe registrare un aumento del livello del mare tra gli 8 e – nello scenario peggiore – i 41 cm da qui al 2100, a causa dello scioglimento dei ghiacci. Tenendo conto di altre variabili (aumento della temperatura dell’acqua e maggiore afflusso dalla terraferma) la crescita del livello è stimata fra 60 e 90 cm;
  • Secondo le Nazioni Unite, nel 2018 sono stati colpiti da terremoti, inondazioni, tsunami o incendi 61,7 milioni di persone, con 10.733 vittime. Lo scorso anno Europa e America hanno registrato un tasso di incendi da record, e, in particolare, la Grecia ha subito l’incendio con il maggior numero di vittime mai verificatosi in Europa. Gli Stati Uniti hanno registrato danni per quasi 75 miliardi di dollari tra incendi e uragani;
  • Secondo le Nazioni Unite l’inquinamento atmosferico è la principale causa di malattie e provoca tra 6 e 7 milioni di morti premature con perdite economiche stimate in 5mila milioni di dollari all’anno. Grandi rischi derivano anche dagli inquinanti nell’acqua dolce: le infezioni resistenti ad antimicrobici e antibiotici possono moltiplicarsi e diventare tra le principali cause di morte in tutto il mondo entro il 2050;
  • L’impatto sul mondo animale è palese ormai, dall’acidificazione degli oceani con la conseguente morte di coralli e barriere coralline alle migrazioni spinte dai cambiamenti climatici.
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