Quando si parla di disomogeneità tra le generazioni, si pensa che non ci sia nulla di sbagliato, almeno con la versione di essa che esiste dal XX secolo. Questo tipo di disomogeneità è basato sull’idea che la vita debba migliorare gradualmente, da una generazione all’altra: debba essere più sicura, più prospera, più sana, più lunga. Questo significa che i bambini dovranno vivere una vita migliore rispetto ai loro genitori.
Ma ora questo modello di relazione tra le generazioni sembra essere andato distrutto, per una serie di diverse ragioni tra le quali potremmo tranquillamente inserire il discorso pensioni o quello dell’austerità. Ma forse una delle eredità peggiori che le vecchie generazioni stanno lasciando a quelle nuove riguarda il nostro pianeta, in particolare i cambiamenti climatici.
Guardando i rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Uniti e le proiezioni su come sarebbe una Terra più calda e la velocità alla quale questi cambiamenti potrebbero arrivare, possiamo capire che siamo davanti alla prospettiva della forma più radicale di disomogeneità tra le generazioni che il mondo abbia mai visto. Potrebbe essere presto un mondo in cui le generazioni future cresceranno con mappe del mondo profondamente diverse. Un mondo più caldo, infatti, è un mondo di alluvioni, siccità, città e coste allagate, perdita delle colture, livelli senza precedenti di migrazioni di massa e il tutto in arrivo entro le prossime 2-3 generazioni. La Terra sarebbe più calda con tutte le conseguenze elencate prima e molte altre ancora.
Non possiamo incrociare le dita e sperare che tutto si risolva da sé. Il bisogno di giustizia intergenerazionale sulla questione dei cambiamenti climatici non potrebbe essere più forte di ora. La prospettiva di lasciare una Terra distrutta per le generazioni future è il più chiaro appello all’azione contro i cambiamenti climatici che abbiamo mai avuto. E sono proprio i giovani a lanciarlo, ispirati da Greta Thunberg, la ragazzina svedese di 16 anni che ha iniziato a protestare davanti al Parlamento di Stoccolma per richiedere un’azione decisa e rapida contro i cambiamenti climatici e che ha attirato l’attenzione del mondo sulla questione.
Per oltre 400.000 anni, la concentrazione di anidride carbonica (CO?) nell’atmosfera ha fluttuato tra 180 e 330 parti per milione (ppm). I livelli ora sono di oltre 400ppm e continuano a salire. Le conseguenze più allarmanti di questo cambiamento, come un pianeta totalmente inabitabile, sono ancora lontani, ma gli effetti a breve termine che le persone in vita oggi potranno sperimentare in futuro includono l’innalzamento dei livelli del mare, temperature estreme e uragani e tifoni più forti. Gli scienziati ne hanno parlato, i leader politici sono informati e si è giunti alla conclusione che sono necessarie importanti riduzioni nell’uso dei combustibili fossili per evitare eventi potenzialmente catastrofici. Ma la più grande barriera all’azione è stata la cooperazione, non la mancanza di informazione e più il tempo passa, più difficile e costoso sarà tentare di risolvere il problema dei cambiamenti climatici.
Psicologi ed economisti sanno che gli esseri umani non sono bravi a riunirsi per affrontare problemi le cui conseguenze sembrano lontane. Le compagnie energetiche sono a conoscenza da molto tempo del consenso scientifico sul riscaldamento globale e delle minacce che ne derivano, ma sanno anche che una seria lotta ai cambiamenti climatici danneggerebbe anche i loro affari e quindi esercitano pressione sulle regolazioni imposte. L’influenza che le aziende di combustibili fossili ora hanno in politica ha creato un conflitto di interesse anche tra le autorità governative e i cittadini.
La finestra di tempo in cui l’azione può ancora evitare le conseguenze più devastanti dei cambiamenti climatici si sta rapidamente riducendo. Eppure la soluzione è già nota: bisogna intraprendere una rapida conversione all’energia rinnovabile. Alla fine, la Terra esaurirebbe i suoi combustibili fossili e ci costringerebbe comunque a questo cambiamento, con la sola eccezione che bruciando tutto il petrolio, il gas e il carbone, il pianeta sarebbe drasticamente differente. Molti ricercatori credono che le giuste politiche possano facilitare una transizione più rapida.
Ma mentre i leader più anziani continuano a temporeggiare, milione di persone delle generazioni più giovani ora fanno pressione per politiche ed investimenti che possano evitare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici. Anche le azioni legali legate al clima sono in aumento in tutto il mondo. Parlando alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite, Greta Thunberg ha rimproverato i leader mondiali per il loro comportamento da bambini irresponsabili: “Poiché i nostri leader si stanno comportando come bambini, noi dovremo prenderci le responsabilità che loro avrebbero dovuto prendere molto tempo fa. Dobbiamo capire quello che la vecchia generazione ci ha fatto, quale disastro hanno creato che noi dobbiamo risolvere e con il quale dobbiamo convivere. Dobbiamo far sentire le nostre voci”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto che entro il 2030 i cambiamenti climatici causeranno 250.000 morti all’anno.
Proprio come la Guerra in Vietnam, i cambiamenti climatici saranno una chiara minaccia mortale per i giovani di oggi. Non così immediata come una guerra, ma alla fine sicuramente più catastrofica. Combattere i cambiamenti climatici richiederà molti più sforzi che mettere fine ad un conflitto e anche per periodi più lunghi. Richiederà un movimento di massa che il mondo non ha mai visto e soprattutto i giovani dovranno convincere i più adulti che il riscaldamento globale è spaventoso per loro come la Guerra in Vietnam lo è stata per i giovani di quel tempo.
Se non verrà intrapresa un’azione rapida, decisa e globale, gli effetti del comportamento delle generazioni passate si abbatteranno inevitabilmente su quelle future, andando a costituire una delle più grandi ingiustizie intergenerazionali che il mondo abbia mai vissuto. “Gli adulti continuano a dire: “Lo dobbiamo ai giovani per dar loro speranza”. Ma io non voglio la vostra speranza. Non voglio che siate speranzosi. Voglio che abbiate paura. Voglio che sentiate la paura che io sento ogni giorno. E poi voglio che agiate. Voglio che agiate come se foste in crisi. Voglio che agiate come se la nostra casa fosse in fiamme. Perché è così che è”, sono le parole di Greta.