Sono ben 6 milioni le persone che entrano in un pronto soccorso ogni anno, solo negli Stati Uniti, con dolori al petto: non tutti, ovviamente, sono vittime di infarto, e molti di essi non sono nemmeno a rischio, o comunque corrono un rischio molto basso, di avere un arresto cardiaco. Un nuovo studio presentato all’American College of Cardiology Scientific Sessions di Atlanta dall’Intermountain Healthcare Heart Institute di Salt Lake City dimostra che l’identificazione della presenza o dell’assenza di calcio nell’arteria coronaria dei pazienti può aiutare a determinare il rischio futuro di una persona.
I pazienti sono stati sottoposti a scansioni Pet/Tc per valutare l’ischemia, ovvero un’interruzione del normale flusso sanguigno attraverso le arterie cardiache ai tessuti muscolari del cuore. Questa scansione cerca anche la presenza di Cac, che sono depositi di calcio sulle pareti delle arterie del cuore, che indicano l’aterosclerosi, segno distintivo delle malattie cardiache. I ricercatori hanno poi esaminato i risultati medici dei pazienti per i successivi 4 anni. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti le cui scansioni hanno rivelato presenza di Cac avevano un rischio più elevato di avere un evento cardiaco entro 90 giorni rispetto ai pazienti la cui Pet/Tc mostrava di non avere alcuna traccia di Cac. I ricercatori hanno inoltre scoperto che per i pazienti con Cac erano anche più probabili negli anni seguenti eventi di malattia coronarica ostruttiva di alto grado, interventi chirurgici di rivascolarizzazione o altri importanti eventi cardiaci, rispetto ai pazienti che invece non presentavano calcio nelle coronarie.