Almeno una donna su quattro, il 25% di esse, ha un rischio cardiovascolare elevato. Ai fattori di rischio più noti, come colesterolo, fumo, ipertensione, diabete, obesità, si aggiungono livelli preoccupanti di depressione, ansia, stress, che a loro volta innalzano ulteriormente il pericolo di andare incontro a un evento cardiovascolare; troppo spesso senza che la donna lo sappia. Questi alcuni dei dati dei primi due anni di Monzino Women, il progetto del Centro cardiologico Monzino dedicatp alla prevenzione cardiovascolare della donna.
“In due anni abbiamo seguito 320 donne, tutte senza sintomi evidenti, né precedenti eventi cardiovascolari, con un’età media di 50 anni: nel 25 per cento dei casi lo screening ha rilevato un profilo di rischio medio-alto, tale da rendere necessario ricorrere a una terapia o a correzioni di stile di vita”, dichiara Daniela Trabattoni, responsabile di Monzino Women.
“I dati evidenziano un quadro che merita tutta la nostra attenzione: 63 donne – pari al 20 per cento del totale – sono state indirizzate a una terapia soprattutto per abbassare il colesterolo, normalizzare i livelli pressori o ridurre l’omocisteina, un indice infiammatorio indicatore di sviluppo di malattia aterosclerotica, che si rileva con semplici esami del sangue e si normalizza con una cura a base di vitamina B e acido folico”, aggiunge.
La Salute del cuore pero’ e’ anche una questione di mente: “la nostra Unita’ di Psicocardiologia ha evidenziato nel 10 per cento delle donne che si sono rivolte a Monzino Women livelli di depressione, ansia e stress cosi’ elevati da aggravare il loro profilo di rischio cardiovascolare; in questi casi le donne sono state indirizzate verso una terapia psicologica e/o farmacologica. La nostra esperienza indica l’aspetto psicologico come il fattore di rischio cardiovascolare maggiormente in crescita nel mondo femminile e non e’ problema secondario”, ammonisce Trabattoni.
Diversi studi dimostrano infatti che stress, ansia, depressione sono un pericolo maggiore per le donne rispetto agli uomini: i vasi periferici femminili in condizioni di stress prolungato, invece di dilatarsi e consentire un maggiore afflusso di sangue al cuore, si restringono ostacolando il flusso sanguigno e cio’ si traduce in un maggiore rischio di ischemia e infarto. Nel 5 per cento delle donne visitate, infine, e’ stata riscontrata una malattia gia’ in atto: coronaropatia, patologia carotidea o aritmia, che sono state curate.
“Un dato da non sottovalutare, se consideriamo che stiamo parlando di donne – Trabattoni – che credevano di stare bene. Del resto, abituate a sopportare il dolore e a pensare, erroneamente, che la malattia cardiovascolare sia piu’ un problema maschile, le donne troppo spesso si trascurano e arrivano dal cardiologo troppo tardi. Lo confermano anche i numeri: nel nostro Paese infarto e ictus sono le maggiori cause di mortalita’ nella donna, da soli rappresentano il 40 per cento di tutte le morti femminili. La buona notizia pero’ e’ che con una prevenzione adeguata queste cifre crollerebbero. Per questo vorrei invitare tutte le donne, in occasione della giornata internazionale a loro dedicata, di fare un gesto d’amore verso loro stesse. Celebrarsi significa anche proteggere il proprio benessere”.