La carne rossa fa davvero male? Ecco cosa succede al nostro organismo quando la mangiamo e i consigli per sostituirla

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La carne rossa fa davvero così male? Per chiarirci le idee in merito e fare ordine tra le informazioni – a volte anche discordanti – che ormai da tempo circolano online, abbiamo chiesto il parere di un esperto. Il biologo nutrizionista Vincenzo Liguori ci spiega innanzitutto quali sono le controindicazioni principali nel consumare questo tipo di alimenti. “Mangiare carne rossa porta ad un aumento di grassi saturi, ovvero quei grassi che fanno aumentare il colesterolo cattivo – spiega il dottori Liguori –, a differenza di quanto avviene con le carni bianche che sono molto più magre“.

carne grigliataMa non solo. Anche il metodo di cottura, infatti, influisce su quanto quella carne possa essere considerata dannosa per il nostro organismo. “Grigliando la carne sulla brace si formano delle sostanze nere chiamate IPA (idrocarburi policiclici aromatici), che sono cancerogeni – precisa il nutrizionista –. E’ dunque sconsigliato mangiare troppo spesso carni grigliate sulla brace, perché vanno ad interferire con la replicazione del Dna creando appunto cellule cancerose“. Attenzione, dunque, non solo al tipo di carne ma anche al metodo di cottura: meglio scegliere cotture meno ‘violente’ e più delicate, come la cottura al vapore o la stufatura, più lente e decisamente meno aggressive.

Limitare il consumo di carne rossa, dunque, è necessario in un’ottica di attenzione alla propria salute. Ma, non dimentichiamolo, questo tipo di alimento è un’importante fonte di proteine, indispensabili per il nostro organismo, e dunque bisogna sostituirle con cibi che ne siano altrettanto ricchi. “I sostituti della carne rossa devono essere validi – chiarisce il dottor Liguori –. Tra questi il più importante è sicuramente il pesce, oppure le uova o la ricotta. Il pesce, inoltre, ha una particolarità: più è grasso e più fa bene, a differenza della carne che più è grassa e più tende a fare male. La carne rossa – conclude – è concessa non più di una volta a settimana“.

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