“C’è l’opzione di un avvelenamento, ma nessuno si sente di escludere una possibile causa naturale della morte. Quello che emerge è che all’Humanitas hanno tentato tutto il possibile, c’è anche l’ipotesi di una malattia rara che non è stata trovata“: al momento la cosa “più importante è capire la causa della morte di Imane Fadil“: lo ha dichiarato oggi il procuratore capo di Milano, Francesco Greco che sottolinea come “tutti gli accertamenti” sul corpo della modella 33enne, “hanno per ora dato esito negativo“. Il procuratore invita a evitare “suggestive congetture. Dopo la morte ci sono stati dei controlli in ospedale con il contatore Geiger che ha dato esito negativo, ma forse su questo si è creata una leggenda“, conclude il procuratore facendo riferimento alle ipotesi che parlavano di un mix di sostanze radioattive trovate analizzando il sangue della vittima.
Dagli esami del sangue di Imane Fadil – deceduta il 1° marzo – sono emerse “tracce di sostanze particolari. Vorrei smentire la chiacchiera che è uscita sui giornali dice che i metalli nel sangue della ragazza siano piuttosto bassi. Anche questo non è vero perché l’antimonio nel suo sangue, già lavato da diverse trasfusioni, ha dato il risultato di 3 e invece il range della tollerabilità è fino allo 0,2 e 0,22. Anche il cadmio urinario è stato rilevato al livello di 7, mentre la normalità è fino allo 0,3“, ha precisato il procuratore di Milano.