Dopo l’individuazione di due sagome sulla neve del Nanga Parbat, è stata confermata la morte dell’italiano Daniele Nardi, 42 anni, e del britannico Tom Ballard, 30. I due avevano iniziato la scalata alla nona montagna più alta del mondo (8.126 metri) il 22 febbraio ma dal 24 febbraio non vi erano stati più contatti. I tentativi di salvataggio sono stati ritardati a causa delle avverse condizioni meteo ma anche delle tensioni tra Pakistan e India. Poi qualche giorno fa la triste scoperta con l’avvistamento di due sagome sulla neve identificate come quelle dei due scalatori.
Alex Txikon, scalatore spagnolo che ha tentato di raggiungere Nardi e Ballard e che ha individuato i corpi a circa 5.900 metri di altitudine tramite un telescopio ad alta definizione, sostiene l’ipotesi secondo cui i due siano letteralmente morti dal freddo. Altri sostengono possa essersi trattato di un’enorme valanga durante la notte, il cui suono sarebbe stato udito dagli abitanti delle zone a diversi chilometri di distanza. La via che stavano seguendo nel loro tentativo di scalata è nota come Sperone Mummery: mai nessuno era riuscito a raggiungere la vetta del Nanga Parbat in sicurezza percorrendo questa via.
L’ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Pontecorvo, ha dichiarato che i corpi sono difficili da raggiungere ma che sarà fatto tutto il possibile per cercare di recuperarli. “Mi è stato detto dalle scorte che è possibile recuperare i corpi, c’è una tecnica chiamata “long line technique”, che possono utilizzare in questo caso”, ha dichiarato Pontecorvo.
Tom Ballard, di Derbyshire, in Inghilterra, è il figlio di Alison Hargreaves, la donna morta a soli 33 anni durante la discesa dalla cima del K2 nel 1995, lo stesso anno in cui era diventata la prima donna a conquistare l’Everest senza aiuto. Kate Ballard, sorella di Tom, ha ringraziato le persone per il loro supporto e ha scritto sui social un commovente messaggio: “I corpi di Tom e Daniele rimarranno con la loro montagna. Le loro anime sono andate oltre. Tom, stai con la mamma”.
Steve Wakeford, amico di Ballard, ha raccontato che lo scalatore era “nella sua forma migliore” e che ha dedicato la sua vita all’alpinismo. “La morte di sua madre avrà avuto un enorme effetto su di lui, ma non stava cercando disperatamente di ripercorrere le sue orme, era solo un suo obiettivo. Era estremamente umile, gentile, dalle buone maniere e saggio per la sua età. È morto inseguendo i suoi sogni”.