Dopo l’individuazione di due sagome sulla neve del Nanga Parbat, è stata confermata la morte dell’italiano Daniele Nardi, 42 anni, e del britannico Tom Ballard, 30. I due avevano iniziato la scalata alla nona montagna più alta del mondo (8.126 metri) il 22 febbraio ma dal 24 febbraio non vi erano stati più contatti. I tentativi di salvataggio sono stati ritardati a causa delle avverse condizioni meteo ma anche delle tensioni tra Pakistan e India. Poi qualche giorno fa la triste scoperta con l’avvistamento di due sagome sulla neve identificate come quelle dei due scalatori.
L’ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Pontecorvo, ha dichiarato che i corpi sono difficili da raggiungere ma che sarà fatto tutto il possibile per cercare di recuperarli. “Mi è stato detto dalle scorte che è possibile recuperare i corpi, c’è una tecnica chiamata “long line technique”, che possono utilizzare in questo caso”, ha dichiarato Pontecorvo.
Steve Wakeford, amico di Ballard, ha raccontato che lo scalatore era “nella sua forma migliore” e che ha dedicato la sua vita all’alpinismo. “La morte di sua madre avrà avuto un enorme effetto su di lui, ma non stava cercando disperatamente di ripercorrere le sue orme, era solo un suo obiettivo. Era estremamente umile, gentile, dalle buone maniere e saggio per la sua età. È morto inseguendo i suoi sogni”.