Anche le cellule posseggono “ricordi” e risiedono nel proprio DNA, è quello della loro vita embrionale e teoricamente sarebbero in grado di riattivare quei geni che in passato ne hanno guidato lo sviluppo. Lo dimostra la scoperta del primo “archivio” molecolare di ricordi embrionali, illustrato nello studio pubblicato sulla rivista Molecular Cell.
Per la prima volta è stato individuato nei tessuti di un topo da un gruppo dell’Istituto americano per il cancro Dana-Farber, e apre una nuova strada alla rigenerazione di organi danneggiati o malati.
La memoria molecolare delle cellule e’ rappresentata nello specifico da piccoli gruppi chimici detti gruppi metile che si legano al DNA. Ed a seconda del modo e dei punti in cui avviene il legame nonché del loro numero, queste piccole etichette molecolari possono determinare quali geni devono restare spenti e quali, invece, essere riattivati.
“Abbiamo scoperto che le cellule adulte conservano un catalogo di tutti i geni in uso durante le fasi precoci dello sviluppo“, ha spiegato Ramesh Shivdasani, uno dei coordinatori della ricerca.
“Quello che ci ha sorpreso– ha aggiunto – e’ che questo catalogo non rimane bloccato per sempre, ma le cellule stesse possono accedervi in opportune condizioni. Questa scoperta – conclude – potrà avere profonde implicazioni nel trattamento di molte malattie, come quelle neurodegenerative e tumorali“.