Siamo soli nell’universo? È questa la domanda che risuona nella testa di molti, esperti e non, che si interrogano sull’esistenza di altre forme di vita nell’universo oltre alla nostra. A questa domanda potrebbe aiutare a rispondere lo Square Kilometre Array o più semplicemente SKA, uno dei più grandi progetti scientifici della storia. Lo SKA è un enorme radiotelescopio che sarà in grado di analizzare il cosmo come mai prima d’ora per aiutarci a scoprire nuove galassie e forse persino la vita aliena. È un progetto che potrebbe totalmente cambiare la nostra conoscenza dell’universo e della vita come la conosciamo.
Dopo quattro anni di negoziati e accordi, infatti, è stato da poco firmato il Trattato internazionale che istituisce lo SKA Observatory (SKAO), l’organizzazione intergovernativa (IGO) per la supervisione della costruzione del più grande radiotelescopio del mondo e l’Italia sta avendo un ruolo da protagonista. Il telescopio sarà costruito dai migliori scienziati e ingegneri del mondo con l’aiuto di 10 Paesi, tra cui anche Australia, Cina, Paesi Bassi, Portogallo, Sudafrica e Regno Unito. Lo SKA non sarà un unico enorme telescopio, ma sarà costituito da migliaia di piatti e fino ad un milione di antenne, messe insieme su oltre un chilometro quadrato, che permetteranno agli scienziati di monitorare il cielo in grande dettaglio.
Sarà costruito nella regione sudafricana del Karoo e nel Murchison Shire in Australia, due delle località più remote sulla Terra. Si tratta di zone molto tranquille, perfette per i radiotelescopi perché vi vivono poche persone.
Cos’è e come funziona un radiotelescopio
A differenza dei telescopi ottici, che sono strumenti che fanno apparire più vicini gli oggetti lontani, un radiotelescopio rileva le onde radio che arrivano dallo spazio. Si tratta di uno speciale tipo di luce che l’occhio umano non può vedere. Le onde radio possono provenire dalle nubi di gas in cui nascono le stelle, così come dai centri delle galassie. Quindi un radiotelescopio non vede le stelle, bensì il gas tra di esse che produce le onde radio. I radiotelescopi possono essere utilizzati sia di giorno che di notte e anche in caso di maltempo, perché le onde radio non vengono bloccate dalle nuvole quando attraversano l’atmosfera.
Il piatto più grande su un radiotelescopio agisce come un enorme specchio che riflette le onde radio su uno specchio più piccolo. Quest’ultimo poi riflette le informazioni ad uno speciale apparecchio ricevente. Queste informazioni verranno poi elaborate ed organizzate da un potente computer, che crea immagini a colori che anche noi potremo vedere. Per riprodurre su un lettore MP3 i dati che SKA raccoglierà in un solo giorno servirebbero 2 milioni di anni! Tutte queste informazioni saranno organizzate da un super computer, che avrà la stessa potenza di circa 100 milioni di normali computer messi insieme e sarà costruito nel Regno Unito.
SKA potrebbe davvero scoprire gli alieni?
In questo momento abbiamo visto solo un pixel dello spazio e SKA vedrà molto altro dell’immagine completa. Analizzerà il modo in cui si sono formate le prime stelle e le prime galassie subito dopo il Big Bang e migliorerà anche la nostra comprensione della formazione degli esopianeti e di come rientrino nella zona abitabile del sistema solare. Gli scienziati sperano che aiuterà anche ad imparare di più sulla materia oscura e sui campi magnetici nello spazio, argomenti su cui sappiamo ben poco. E poi le informazioni raccolte da SKA saranno utilizzate per cercare di rispondere ad un enorme interrogativo: siamo gli unici esseri intelligenti nell’universo?
Anche se non sarà l’obiettivo centrale della ricerca del telescopio, incentrato sullo studio dell’universo primordiale e sul rilevamento di onde gravitazionali, quella della ricerca di intelligenza extraterrestre (SETI) sarà un’importante area dell’esplorazione di SKA. Il radiotelescopio avrà una sensibilità tale da permettere di rilevare un segnale da un pianeta a decine di anni luce da noi: sarà 50 volte più sensibile di qualsiasi altro strumento radio mai costruito e in grado di analizzare il cielo con una velocità 10.000 volte maggiore. Gli scienziati potranno ricercare nel cielo i mattoni della vita, inclusi specifici aminoacidi, tramite il rilevamento di firme spettrali. “La storia della scienza ha dimostrato che le grandi nuove scoperte seguono grandi progressi nell’innovazione tecnologica. I telescopi come SKA rendono le osservazioni SETI più sistematiche e obiettive rispetto al passato”, ha dichiarato Tyler Bourke, scienziato del progetto per SKA.
Bourke spiega che gli scienziati potranno condurre ricerche SETI utilizzando il radiotelescopio in due modi: esaminando tutti i dati raccolti dai telescopi per nuovi segnali SETI oppure richiedendo l’uso del telescopio da soli. La grande sensibilità di SKA permetterà il rilevamento di deboli segnali vicini e lontani. Le attuali osservazioni SETI si concentrano solo su pochi corpi vicini considerati più inclini alla vita (solitamente esopianeti con stelle simili al sole). Circa 30 anni fa, gli scienziati hanno compiuto alcuni progressi imparando ad agganciare i dati di altri utilizzatori dell’Arecibo Observatory a Porto Rico. Ma Arecibo, che utilizza un singolo piatto, aveva ancora delle limitazioni. Lo SKA invece avrà un range molto più grande grazie all’uso di molteplici strumenti e gli scienziati alla ricerca della vita aliena non saranno più così limitati.
SKA arriva anche in un momento in cui i programmi scientifici stanno subendo un’esplosione in tutto il mondo, per non parlare delle scoperte degli esopianeti, che secondo Bourke hanno ulteriormente aumentato l’interesse nella ricerca SETI. Infine, le possibilità di trovare gli alieni rimangono basse, ma le probabilità per molti scienziati sono un altro discorso. “Lo SKA rappresenta il necessario incremento di sensibilità e velocità di analisi rispetto ai telescopi esistenti per fare nuove scoperte che non possiamo ancora prevedere”, ha concluso Bourke. Sono motivi sufficienti per suscitare entusiasmo e agitazione per il momento in cui SKA entrerà in azione.