Sanità, quasi 1.000 bebè l’anno nella Terapia intensiva neonatale del Policlinico Gemelli

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Piccoli ‘pesi piuma’, neonati con patologie importanti o fragilissimi perché venuti alla luce troppo presto. Sono stati 944 i bebè ricoverati in Terapia intensiva, sub-intensiva neonatale, patologia neonatale e osservazione neonatale del Policlinico Gemelli di Roma, su 4.090 nati.

“In aumento rispetto all’anno precedente, quando erano 885: da noi l’incidenza dei pretermine è pari a circa il 20%, contro il 7-10% nella popolazione generale, ma forse questo accade perché il nostro è un centro di riferimento per la patologia ostetrica, ed è il primo nel Lazio per il ricovero dei neonati venuti alla luce prima delle 32 settimane di gravidanza”. A spiegarlo è Giovanni Vento, direttore Uoc Neonatologia della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs, che racconta all’AdnKronos Salute la “rivoluzione dell’h24: dal 7 gennaio la nostra Tin è aperta 24 ore su 24 a mamme e papà”.

“Questo vuol dire che i genitori dei nostri piccoli pazienti, dotati di apposito badge, possono sentirsi come a casa nella Tin e stare accanto al loro bimbo anche di notte”, dice Vento. Obiettivo: “Favorire l’attaccamento di mamme e papà al neonato. Anche per questo attuiamo strategie come la kangaroo mother care, il contatto pelle a pelle tra mamma o papà e bambino, e naturalmente l’allattamento al seno. Strategie che, secondo la letteratura scientifica, si ripercuotono in un miglioramento degli esiti del piccolo, cosa che intendiamo verificare”.

In base ai dati 2017 della Regione Lazio, sono stati 565 i neonati di età gestazionale tra le 23 e le 31 settimane o di peso al di sotto dei 1.500 grammi dimessi dalle 10 Tin della regione, di cui 136 dal Gemelli. “Il maggior numero, con un trend che confermiamo anche per il 2018“, aggiunge l’esperto.

Ogni giorno in queste strutture i medici si trovano a seguire neonati fragilissimi, e ogni dimissione è una vittoria. “Oggi la soglia della sopravvivenza si è spostata dalla 23esima settimana in poi. In 2 anni – ricorda Vento – abbiamo avuto 7 neonati di 23 settimane, solo due ce l’hanno fatta”. Storie di tenacia e coraggio, in cui nonostante mille difficoltà i bimbi e i loro genitori riescono a lasciare la struttura e affrontare la vita. Per favorire il recupero e lo sviluppo di questi piccolissimi, la Tin ha attivato l’h24 e una serie di misure ad hoc. Non solo. E’ assicurata anche “la presenza di un team di psicologhe nel reparto per sostenere genitori e operatori”.

Quando una mamma partorisce un bimbo diverse settimane prima del tempo “si trova a fare i conti con il senso di colpa, e questo anche se la prematurità è una malattia e la mamma non c’entra proprio nulla. La nascita in questi casi – testimonia lo specialista – da momento colmo di gioia diventa un dramma. La donna vive la fragilità del suo bimbo attaccato a una macchina, con tubi e monitor, separato da lei bruscamente. Il bonding, un legame importantissimo, si interrompe, e subentra il terrore che il piccolo non sopravviva”. Nella Tin del Gemelli la percentuale di sopravvivenza dei neonati di età gestazionale estremamente bassa, al di sotto cioè delle 28 settimane, è di circa il 90%.
Per un bimbo che pesa meno di un chilo, la strada fin dall’inizio è davvero in salita.

“La degenza media in questi casi è di 2-3 mesi, ma sappiamo bene quanto sia importante riuscire a far entrare mamma e papà in sintonia con il piccolo anche se sta in un’incubatrice, perché tutto questo si ripercuoterà sul bambino”. Lo sanno bene i genitori di Genitin Onlus, l’Associazione genitori terapia intensiva neonatale, nata oltre 10 anni fa proprio per tutelare e proteggere la vita e la salute dei neonati prematuri, promuovere iniziative per migliorare la terapia intensiva neonatale (acquisto macchinari e materiali di consumo), e supportare le famiglie anche nel loro ritorno a casa, che opera in stretto contatto con la Tin del Gemelli.

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