Nel vasto mare della rete è sempre più una chimera stare al sicuro e tutelare la propria privacy, e a ricordarcelo è proprio il caso avvenuto in questi giorni che ha visto centinai di italiani intercettatati per sbaglio da un’azienda nazionale.
Questa è la scoperta fatta in un’indagine congiunta condotta dai ricercatori di Security Without Borders, una no-profit che spesso compie investigazioni su minacce contro dissidenti e attivisti per i diritti umani, e dalla rivista Motherboard.
Nella sostanza, il software spia viene utilizzato per intercettare degli indagati ma – secondo quello che riferisce il blog dell’associazione – alcuni “hacker di Stato” avrebbero infettato per mesi gli smartphone di un considerevole numero di persone grazie a delle app malevole per Android, caricate sul PlayStore ufficiale di Google e capaci di eluderne i filtri.
“Abbiamo identificato copie di uno spyware precedentemente sconosciuto che sono state caricate con successo sul Google PlayStore più volte nel corso di oltre due anni – dicono gli autori dell’indagine – Queste applicazioni sono normalmente rimaste disponibili su PlayStore per mesi“, prima di essere rimosse dai gestori.
Sempre secondo Security Without Borders e Motherboard, Google avrebbe trovato 25 versioni differenti dello spyware, risalenti fino al 2016 e avrebbe fissato il numero delle vittime in meno di 1.000 tutte italiane.