Un’enorme tempesta solare ha colpito la Terra 2.600 anni fa e potrebbe verificarsi ancora: avrebbe conseguenze devastanti nella società moderna

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Una gigantesca tempesta solare ha colpito la Terra circa 2.600 anni fa, con un’intensità circa 10 volte più forte di qualsiasi altra tempesta solare registrata nell’epoca moderna, ha svelato un nuovo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Questi risultati suggeriscono che esplosioni di questo tipo si ripetono regolarmente nella storia della Terra e potrebbero creare un gran caos se venissimo colpiti oggi, considerato quanto il mondo oggi sia dipendente dall’elettricità.

Il sole può bombardare la Terra con esplosioni di particelle altamente energetiche, conosciuti come eventi protonici solari. Queste “tempeste di protoni” possono mettere in pericolo le persone e le apparecchiature elettroniche sia nello spazio che in aria. Inoltre, quando una tempesta di protoni colpisce la magnetosfera terrestre (un involucro di particelle elettricamente cariche) è intrappolata dal campo magnetico terrestre. Quando la tempesta solare crea un’alterazione della magnetosfera della Terra, si chiama tempesta geomagnetica (una sta per colpire in questi giorni, portando le Aurore Boreali fino in Regno Unito e USA), una tempesta in grado di devastare le reti elettriche sul pianeta. Per esempio, nel 1989, un’esplosione solare ha lasciato al buio l’intera provincia canadese del Québec nell’arco di pochi secondi, danneggiando i trasformatori fino in New Jersey (USA) e quasi spegnendo le reti elettriche statunitensi dal Medio Atlantico al Pacifico nordoccidentale.

tempesta solare effettiMentre le conseguenze più serie per gli abitanti della Terra del 660 a.C. sono state le Aurore Polari, le cose sarebbero completamente diverse oggi. Una tempesta solare di questa intensità avrebbe il potenziale di spazzare via ampie fasce della tecnologia moderna sulla Terra e portare scompiglio nella società moderna. Le tempeste solari creano il caos nella tecnologia globale poiché la radiazione in arrivo riscalda l’atmosfera esterna, facendola espandere. Questo significa che i segnali dei satelliti farebbero fatica a penetrare l’atmosfera ingrossata, portando all’assenza di internet, della navigazione GPS, delle TV satellitari e dei segnali per i cellulari. Inoltre, le maggiori correnti nel campo magnetico terrestre potrebbero portare ad un aumento dell’elettricità nelle linee elettriche, che potrebbe far spegnere i trasformatori e le centrali elettriche con la perdita di elettricità.

Gli scienziati analizzano le tempeste di protoni da circa 70 anni e per questo potrebbero non avere buone stime sulla frequenza o sulla potenza di queste estreme eruzioni solari. “Oggi, abbiamo molte infrastrutture che potrebbero essere gravemente danneggiate e viaggiamo in aria e nello spazio, dove siamo esposti molto di più alla radiazione ad alta energia”, ha dichiarato Raimund Muscheler, fisico ambientale della Lund University, in Svezia, autore principale dello studio.

Il cosiddetto Evento di Carrington del 1859 potrebbe aver rilasciato circa 10 volte la quantità di energia rilasciata in Québec nel 1989, il che la rende la più potente tempesta geomagnetica conosciuta. Ma quel che è peggio è che il mondo da allora è diventato molto più dipendente dall’elettricità rispetto all’epoca dell’Evento di Carrington e se una tempesta geomagnetica di simile intensità ci colpisse oggi, i blackout potrebbero durare per settimane, mesi e persino anni, secondo uno studio del 2013.

Ora i ricercatori hanno trovato atomi radioattivi intrappolati all’interno del ghiaccio in Groenlandia, che suggeriscono che un’enorme tempesta protonica ha colpito la Terra nel 660 a.C.. Una tempesta che potrebbe oscurare quella dell’Evento di Carrington. Studi precedenti hanno svelato che le tempeste protoniche estreme possono generare atomi radioattivi di berillio-10, cloro-36 e carbonio-14 nell’atmosfera. Le prove di questi eventi sono rilevabili negli anelli degli alberi e nelle carote di ghiaccio e potrebbero dare agli scienziati un modo per analizzare l’antica attività solare.

Gli esperti hanno analizzato il ghiaccio da due carote estratte in Groenlandia e hanno notato un picco di berillio-10 e cloro-36 circa 2.610 anni fa. Studi precedenti hanno rilevato in maniera simile altre due antiche tempeste protoniche: una verificatasi circa nel 993-994 d.C. e l’altra, avvenuta circa nel 774-775 d.C, è la più grande eruzione solare conosciuta finora. Per quanto riguarda il numero di protoni ad alta energia, gli eventi del 660 a.C. e del 774-775 d.C. sono circa 10 volte più grandi della tempesta protonica più grande osservata nell’era moderna, che si è verificata nel 1956, ha spiegato Muschler. Non è ancora chiaro come questi eventi si rapportino all’Evento di Carrington, poiché le stime sul numero di protoni di quest’ultimo sono molto incerte. Tuttavia, se queste antiche esplosioni solari “fossero connesse ad una tempesta geomagnetica, presumo che supererebbero gli scenari peggiori che sono spesso basati sugli eventi del tipo di Carrington”, ha spiegato Muscheler.

Nonostante siano necessari ulteriori studi per vedere quanti danni possano infliggere simili eruzioni, questo studio suggerisce che “questi enormi eventi sono una caratteristica ricorrente del sole”, ha aggiunto. “Ora abbiamo 3 grandi aventi durante gli ultimi 3.000 anni. Potrebbero essercene altri che noi non abbiamo ancora scoperto. Dobbiamo ricercare sistematicamente questi eventi negli archivi ambientali per avere una buona idea delle statistiche, cioè dei rischi, di questi eventi e anche di eventi più piccoli. La sfida sarà trovare quelli più piccoli che probabilmente superano ancora qualsiasi cosa che abbiamo misurato nei decenni recenti”, ha concluso.

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