Era il 443 d.C. quando un fortissimo terremoto colpì Roma e danneggio gravemente il Colosseo che da allora presenta una parte delle arcate esterne crollate: un nuovo studio ha adesso individuato la faglia che attivò la catastrofe.
Si tratta del sistema di faglie del Monte Vettore, divenuto tristemente noto a tutti nel 2016 durante i forti terremoti in Centro Italia.
Le origini di quella scossa, che ha dato all’anfiteatro Flavio la classica figura “spezzata” cara ai turisti di tutto il mondo, sono state analizzate da uno studio italiano pubblicato sulla rivista Tectonics, guidato da Paolo Galli, sismologo del Dipartimento nazionale della Protezione civile e dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igag-Cnr) e condotta con le università La Sapienza di Roma e la ‘G.d’Annunzio’ di Chieti-Pescara.
E’ stata proprio la sequenza di scosse del 2016, che hanno raggiunto intensità mai viste almeno dal terremoto del Fucino (anno 1915) a permettere ai ricercatori di scavare nuove trincee “paleosismiche” (cioè atte a studiare antichi terremoti) utilizzando le nuove rotture superficiali generate. Scoprendo che di terremoto importanti quelle faglie ne hanno prodotti almeno sei.
Il penultimo è quello del 443, che ha danneggiato Roma, non più capitale ma ancora Urbe per eccellenza dell’impero romano e il suo mounmento più celebre. La buona notizia è che, incrociando i dati, gli studiosi hanno stimato che un nuovo terremoto con una magnitudo paragonabile è atteso tra 1.800 anni.