Gli italiani hanno paura dei tumori: si corre ai ripari con diagnosi precoce e alimentazione sana

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Tra i peggiori timori degli italiani ci sono i tumori è questo quanto emerge dal rapporto del Censis dal nome “Ko ai tumori da Papillomavirus” lo studio realizzato con il supporto (ma senza condizionamenti tendono a precisare) con la MSD Italia (una big dell’industria farmaceutica), è stato presentato oggi ad un giorno di distanza dall’International Hpv Awareness Day. Nel rapporto vengono analizzati gli atteggiamenti nei confronti delle patologie tumorali legate all’Hpv (Papilloma Virus Umano) e le strategie atte alla prevenzione attraverso un’indagine su due diversi campioni: uno composto dai genitori e uno da sole donne.

Scendendo nel dettaglio, i tumori risultano le patologie più temute in assoluto sia dai genitori (65,9%), sia in particolare dalle donne (66,9%). Anche più delle demenze (temute dal 39,6% dei genitori e dal 42,8% delle donne), delle malattie che causano la non autosufficienza fisica (rispettivamente, dal 33,3% e dal 32,8%) e anche delle malattie cardiovascolari (dal 15,0% e dal 9,6%). Ciò nonostante secondo la ricerca illustrata da Ketty Vaccaro, responsabile dell’area welfare e salute del Censis – il 69,3% dei genitori e il 63,8% delle donne sono del parere che i tumori si possano prevenire.

E’ stato riscontrato però che questa consapevolezza è meno diffusa tra le persone con più bassi livelli d’istruzione (54,9%).Tra le strategie di prevenzione vi sono prima di tutto i controlli medici e diagnostici preventivi (indicati dall’80,3% dei genitori e dall’84,0% delle donne), poi la sana alimentazione (il 73,4% dei genitori).

Quello che emerge in questi dati è che dai primi mesi del 2019 è aumentato il numero di genitori che conoscono il Papillomavirus: dall’85,1% del 2017 all’88,3%. La conoscenza della patologia è più diffusa tra le donne (94,8%) e le persone con un livello d’istruzione superiore (91,4%). La consapevolezza però è migliorata ma solo parzialmente. Di fatti solo la metà dei genitori sa che l’Hpv è responsabile di altri tumori oltre a quello del collo dell’utero e solo il 42,6% sa che il virus è responsabile dei condilomi genitali. Tra le informazioni errate, si nota che un terzo dei genitori (31,9%) pensa ancora che sia un virus che colpisce esclusivamente le donne.

Tra le fonti d’informazione indicate dai genitori prevalgono internet (26,7%), i dépliant e le campagne informative (26,3%), i servizi vaccinali delle Asl (25,6%). Tra i professionisti sanitari vengono citati maggiormente il ginecologo e il medico di medicina generale (24,8%). Oltre alle campagne informative (31,1%), è notabile che le donne fanno più ricorso al ginecologo (30,7%).
In questo confronto con la precedente rilevazione del 2017, i media perdono peso. Quelli tradizionali vengono indicati dal 40,1% dei genitori (erano il 44,2% nel 2017), mentre internet e i social network dal 26,7% (erano il 30,7%).
Percentuale in crescita quella dei genitori che citano come fonti informative i professionisti sanitari (dal 39,1% del 2017 al 53,2% nel 2019) e il servizio vaccinale delle ASL (dal 21,8% al 25,6%).

Il Pap-test è lo uno strumento di prevenzione più affermato, da tempo entrato a far parte dei comportamenti abituali delle donne italiane. È conosciuto dal 90,2% dei genitori e dal 94,6% delle donne. Il 50,8% dei genitori conosce l’Hpv-test e l’87,1% delle donne afferma che il proprio ginecologo ha consigliato il Pap-test.
Inoltre il 58,9% delle persone dice essere stata sensibilizzata sull’importanza di trattare l’infezione da Hpv, data la possibilità di essere causa del tumore al collo dell’utero, anche se solo al 35,7% è stato consigliato di effettuare l’Hpv-test, e il 40% delle donne riferisce di aver ricevuto informazioni puntuali sull’Hpv, le modalità di trasmissione e i rischi conseguenti.

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