“I rilievi dell’Arpav dimostrano che ogni giorno scorrono nelle acque del Po quattro chilogrammi di C6O4, sostanza inquinante della quale ancora non si conoscono gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente. Il Veneto si e’ posto dei limiti e, in base a questi, abbiamo provveduto ad installare i relativi filtri. Ma, in assenza di regole nazionali in materia, non possiamo garantire una completa tutela della qualita’ delle acque e, di conseguenza, della salute degli abitanti delle zone solcate dai fiumi”. A dirlo è oggi il Commissario delegato all’emergenza Pfas Nicola Dell’Acqua.
“Per quanto concerne l’allarme che Regione del Veneto ha voluto lanciare nei giorni scorsi sull’anomala concentrazione nel fiume Po di una particolare categoria di Pfas di nuova generazione, la sostanza C6OA – ha continuato – va precisato che non esiste alcun intento di minimizzare o distrarre l’attenzione da quanto avvenuto sul caso dell’inquinamento prodotto dall’azienda Miteni. Ciò che Regione del Veneto intende fare non e’ creare allarmismi, ma sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale sulla presenza di una sostanza che non e’ ancora regolamentata, ma che deve esserlo”.
“L’esperienza vissuta in Veneto – ha concluso – con l’ampio inquinamento da Pfas ci è servita anche a questo: a prestare la massima attenzione a queste sostanze e a porre i limiti necessari a fermarle. Ma, ora, in assenza di regolamentazione a livello nazionale ed europeo l’efficacia delle azioni degli organi tecnici e politici di Regione del Veneto risulta limitata. Ed e’ su questo che intendiamo attirare l’attenzione a piu’ livelli. Tutte le azioni poste in essere dalla Regione del Veneto sono solo a tutela della salute, anche evidenziare questi inquinamenti. Il problema dei Pfas e’ una questione nazionale, una questione di cultura della prevenzione. E come tale va trattata”.