Il surriscaldamento climatico non è un problema relegato solo alla sfera naturale del nostro pianeta: a soffrire di questi cambiamenti è anche l’economia in quanto il fenomeno favorirebbe la crescita dei Paesi ricchi e aggraverebbe lo stato di povertà di quelli più bisognosi.
Questo è il dato che emerge da una ricerca condotta dalla Stanford University, citata dall’Independent, elaborata sui dati fra il 1961 e il 2010. Economie come quelle di Canada e Norvegia sono cresciute di un terzo, quella britannica del 10%. Per le Nazioni equatoriali è stata una batosta, di circa un terzo di calo del PIL: il Sudan, tra i Paese in calo, è quello più danneggiato registrando il -36%.
“I dati storici mostrano chiaramente che le colture sono più produttive, le persone sono più sane e siamo più produttivi al lavoro quando le temperature non sono né troppo calde né troppo fredde“, ha detto Marshall Burke, uno scienziato del sistema terrestre e autore della ricerca. “Ciò significa che nei Paesi freddi, un po’ di riscaldamento può aiutare. E’ vero il contrario in posti che sono già caldi“.
La disuguaglianza ambientale è aggravata dal fatto che le nazioni più ricche, che hanno visto il loro PIL migliorare in media del 10% grazie al surriscaldamento, sono anche le maggiori fonti di gas serra che aggravano il cambiamento climatico. Dal’altro canto quelle che emettono meno gas serra, negli ultimi 50 anni hanno visto il loro PIL scendere di circa il 25%. “Questo è alla pari con il calo della produzione economica visto negli Stati Uniti durante la Grande Depressione“, ha detto Burke. “E’ una perdita enorme rispetto a dove sarebbero stati altrimenti questi Paesi“. Le piccole perdite nelle rese delle colture o nella produttività umana negli anni ’60 si traducono in grandi perdite per decenni, tutto a causa del peggioramento delle temperature. L’economia indiana ne è un esempio: infatti, secondo le stime, è del 31% più piccola di quanto sarebbe stata senza riscaldamento. La ricerca pubblicata nella rivista Proceedings of National Academy of Sciences ha utilizzato stime di 20 diversi modelli climatici.
I modelli hanno l’obiettivo di prevedere come le temperature potrebbero cambiare secondo i diversi livelli di emissioni di gas serra in tutto il mondo, cosa che si presta sempre di più al confronto con le previsioni economiche.